La lista delle iniziative che il Governo Monti dovrà progettare e realizzare se si vuole davvero che il Paese esca dall’attuale situazione di crisi è, sfortunatamente, lunga, articolata e complessa.
Nessuno, credo, in una fase tanto difficile per il nostro Paese dispone di ricette infallibili o formule magiche di sicuro successo. E’, tuttavia, difficile pensare che il Paese possa uscire dall’attuale situazione senza una seria ed efficace politica dell’innovazione realizzata attraverso la stesura e l’attuazione di una serrata agenda digitale.
Posizioni come quella esemplificata nell’ormai famosa battuta di Gianni Letta, secondo il quale l’Italia avrebbe dovuto investire in banda larga solo dopo che fosse uscita dalla crisi, risultano ormai a chiunque fallimentari e insostenibili, e costituiscono almeno un’importante concausa della situazione nella quale il Paese è precipitato.
Esiste, d’altra parte, un’Italia di innovatori che, pur non disponendo – al pari di chiunque – di alchimie di sicuro successo, non manca certo di idee e iniziative che potrebbero almeno aiutare il Governo Monti nella sua ambiziosa impresa.
Gli Stati Generali dell’Innovazione, nati per iniziativa di alcune associazioni, movimenti, aziende e cittadini convinti che le migliori opportunità di crescita per il nostro Paese sono offerte dalla creatività dei giovani, dal riconoscimento del merito, dall’abbattimento del digital divide, dal rinnovamento dello Stato attraverso l’Open Government, nei giorni scorsi hanno, ad esempio, messo appunto e trasmesso a tutti i decisori istituzionali un documento nel quale riassumono in otto azioni un possibile percorso per il rilancio del Paese attraverso una seria politica dell’innovazione.
Porre le condizioni per una nuova cultura dell’innovazione, perseguire il modello delle smart city, promuovere il federalismo digitale, usare la sussidiarietà operativa, mettere in rete la filiera dell’innovazione, lanciare una call per l’innovazione digitale che promuova la competitività del made in Italy e delle Pmi, rilanciare il percorso verso l’Open Government, rendere pubblici i dati della Pa in formato aperto: per dirla con Flavia Marzano, presidente degli Stati Generali dell’Innovazione, “Open Goverment per lo sviluppo, per la Pa efficiente, per cittadini più consapevoli e per una maggiore partecipazione”.
Le fa eco il vicepresidente Nello Iacono, secondo il quale occorre “istituire l’accesso alla banda larga come servizio universale, creando le condizioni di mercato e sociali perché questo sia possibile e cambiando modello di sviluppo e di approccio, partendo dal territorio, dalle sue specificità e dalle sue potenzialità e ricchezze, rivedendo le norme in modo da liberare le possibilità di azione dei piccoli operatori e dei privati cittadini”.
Per Carlo Mochi Sismondi (Forum Pa) “è necessario innanzitutto creare le condizioni politiche e organizzative per una governance unitaria delle politiche di innovazione che superi l’attuale frammentazione. Si tratta di strutturare un vero board di Governo, sorretto da una struttura amministrativa forte e sostenibile, che tracci una sorta di “mappa delle coerenze” rispetto ad una politica di innovazione chiara e condivisa e che possa finalmente individuare poche e chiare priorità in modo da indirizzare anche gli investimenti delle aziende fornitrici che oggi faticano a trovare interlocutori credibili per una visione strategica”.
Tante le altre idee e “ricette” per promuovere l’innovazione e, per questa via, il futuro del Paese.
“La priorità è una struttura di governo in grado di elaborare una visione e attuare una strategia per l’innovazione in grado di creare un contesto stabile e favorevole per gli investimenti nel settore.
Il prerequisito è un Parlamento che debba rendere conto delle sue decisioni agli elettori e non ai segretari di partito. Il rischio più grosso è l’evoluzione dell’organizzazione statale non verso il federalismo, ma verso il feuderalismo”, dice Paolo Russo, responsabile comunicazione degli Stati Generali dell’Innovazione.
“Dobbiamo esplorare nuovi paradigmi di innovazione se vogliamo garantire lo sviluppo della società e il miglioramento della qualità della vita in assenza di crescita economica” è la sintesi di Michele Missikof de Il Secolo della Rete.
Secondo Carlo Infante, di Urban Experience, “abbiamo bisogno di una cultura dell’innovazione per interpretare il cambiamento radicale in atto, attraverso una creatività sociale diffusa che traduca l’offerta tecnologica non solo in sviluppo, ma anche in nuove forme di inclusione sociale”.
“Decidere e far partire il progetto per la rete a larga banda” è il commento di Gianni Orlandi, Ordinario di Tecnologie dell’Informazione e della Comunicazione presso il Dipartimento di Scienza e Tecnica dell’Informazione e della Comunicazione della Facoltà di Ingegneria dell’ Università di Roma La Sapienza.
“Portare innovazione nella Pa rendendo trasparente la sua pianificazione, i suoi obiettivi, saper (e poter) misurare l’avanzamento dei progetti ed esporre i dati di rendicontazione (sociale, ambientale, stato di salute dell’ente,…) in modo chiaro e semplice”, dice Eugenio Leone di Toscana in.
Le idee, dunque, ci sono.
A questo punto sta al Governo ascoltarle, comprenderle, condividerle ed attuarle. Speriamo, davvero, che quello del Prof. Monti sia un Governo moderno ed innovativo.