Lubiana. C’è una sinistra che vince, in Slovenia e Croazia. Se l’esito delle elezioni croate era largamente previsto, l’affermazione a Lubiana del nuovo partito “Slovenia Positiva” (Ps) è stata la vera sorpresa. Ps è stato fondato un mese fa, a ridosso delle elezioni anticipate, dall’uomo più ricco di Slovenia, Zoran Jankovic. Due analogie che hanno gli hanno già valso l’appellativo di “Berlusconi di Slovenia”, con la differenza che questo non è finora incappato in nessuno scandalo. Vittoria risicata (28,6% contro il 26,3% del centrodestra di Janez Jansa) che lo costringerà a una non facile alleanza con la prospettiva di dover attenuare il decisionismo che lo contraddistingue.
Intanto Jankovic ha già escluso di scendere a patti con l’altro pezzo della sinistra, quello dei democratici sociali, crollati da primo partito del Paese al 10%. Gli sloveni l’hanno votato perché la sua è una storia di successo economico, per giunta senza scandali. Un successo nato negli anni 90 quando la piccola repubblica si staccò per prima dalla Jugoslavia e approfittando della guerra seppe guadagnare importanti posizioni di mercato negli altri stati balcanici.
Oggi che l’economia slovena è in stallo, Jankovic nell’immaginario collettivo è l’uomo giusto per far ripartire il Paese. Ha promesso una crescita annua del 4% senza ricorrere a privatizzazioni selvagge. Nato in Serbia 58 anni fa, il neo primo ministro deve la sua ricchezza ai supermercati. Per dieci anni è stato amministratore delegato della Mercator, la principale catena del Paese a gestione parzialmente statale. Entra in politica nel 2006, vincendo da indipendente la corsa a sindaco di Lubiana. Viene rieletto lo scorso anno con un robusto 65%. Grande appassionato di sport, pallacanestro (è stato vicepresidente dell’Olimpia Lubiana, la scuola di talenti cestistici del Paese) e soprattutto pallamano (è stato presidente della federazione nazionale, oltre ad aver fondato una squadra femminile). “In un’azienda – diceva da primo cittadino di Lubiana – l’obiettivo è agevolare i clienti e realizzare profitti. Qui cerco solo quello di rendere il miglior servizio possibile ai nostri cittadini”.
La sua carta vincente è la vicinanza alla gente: riceve tutti i giorni nel suo ufficio. Lancia un sondaggio sul suo gradimento in città, la percentuale dei soddisfatti la fa corrispondere al suo stipendio e il resto lo dà in beneficenza. Il quotidiano francese Liberation l’ha incluso nella lista dei 36 personaggi che influenzeranno l’Europa del domani. Inaugura decine e decine di nuove opere pubbliche. Tra i principali successi, l’elezione di Lubiana “capitale mondiale del libro” nel 2010 da parte dell’Unesco.
Anche Jankovic ha però una spina nel fianco. Si chiama Jure ed è suo figlio. Già nel 1998 fu accusato di aver sfruttato la sua influenza per farlo promuovere agli esami di maturità, l’anno scorso la stampa lo ha attaccato duramente per aver, pare, abusato della sua posizione di sindaco per far ottenere al figlio un terreno su cui dovrebbe sorgere un mega centro commerciale. Accuse che per ora non hanno avuto seguito giuridico.
Netto invece il successo in Croazia della coalizione Kukuriku (“Chicchirichiì”), 80 seggi sui 151 del parlamento. I conservatori dell’Hdz, travolti dagli scandali di corruzione, sono scesi dal 37 al 22%. Zoran Milanovic, il nuovo premier, è un uomo di poche parole. Nel suo primo discorso non si è lasciato andare a toni trionfalistici, pur avendo ottenuto una ampia quanto prevista vittoria, limitandosi a ringraziare gli elettori con la promessa che non verranno delusi. A differenza di Jankovic, Milanovic non ha esperienze di governo. Volto nuovo dello scenario politico croato, è stato funzionario diplomatico di medio livello prima di entrare nel partito socialdemocratico. Giovane prediletto dal defunto leader Ivica Racan, ne prende il posto nel 2007, quando il partito inizia una radicale operazione di svecchiamento. Rispettato quando non osannato dalla stampa locale, Milanovic ha lanciato, prima volta in Croazia, le primarie per scegliere il candidato alle presidenziali dello scorso anno. Laureato in legge, sposato con due figli, non nasconde il suo ateismo. D’altra parte anche il presidente Ivo Josipovic, agnostico dichiarato, ha rifiutato il baciamano a Benedetto XVI lo scorso giugno.
di Alessandro Cesarini