Milano – “Regione Lombardia non è un sultanato e io non sono il sultano”. Risposte stizzite, quelle del governatore Roberto Formigoni di fronte ai cronisti, che fugge quando le domande si fanno incalzanti. Formigoni ha risposto alla stampa dopo aver riferito davanti al Consiglio regionale sulla vicenda giudiziaria che vede coinvolto, tra gli altri, il vicepresidente del Consiglio regionale Franco Nicoli Cristiani. “Nessuna responsabilità per Regione Lombardia”, ha ribadito ai consiglieri regionali, “semmai siamo vittime e ci costituiremo parte civile”. Di fronte all’assemblea, Formigoni ha più volte sottolineato come l’autorizzazione per la cava di Cappella Cantone (Cremona) a ricevere amianto sia stata concessa attraverso procedure altamente collegiali, con la partecipazione di più enti. “A cosa servivano allora le mazzette di Nicoli Cristiani?”, ha domandato in aula il consigliere di Sel Giulio Cavalli, che aggiunge “Aspettiamo le sue dimissioni e un pronto ritorno alle urne”. Sulla stessa linea anche l’Idv: “È proprio la collegialità a cui si richiama a evidenziare le responsabilità politiche di Formigoni”, attacca il consigliere Idv Maurizio Zamponi, che non crede a Nicoli come a un faccendiere isolato. di Franz Baraggino