Diceva Petrolini quando qualcuno lo contestava dal loggione: “Non ce l’ho con te ma con quello a fianco che non ti butta di sotto”. Ecco: io non ce l’ho con Erika De Nardo (che da oggi a quanto mi risulta torna a piede libero) e con il suo ex fidanzato Omar. Ce l’ho dannatamente con quelli che li stanno consigliando e manovrando da un po’ di tempo a questa parte. Ce l’ho talmente tanto che chiuderei loro (avvocati, consigliori vari e a qualunque titolo) al Ferrante Aporti, quella “terra senza luce” che Dalla e Roversi raccontarono in musica tanto tempo fa.
Lungi dallo stendere su questi due esseri umani un velo di discrezione e di silenzio, tali anomini allestitori di reality viventi hanno preso da qualche tempo a far sì che Erika e Omar ridiventino personaggi, occupino di nuovo le scene proditoriamente loro sottratte da altri drammi coltivati e innaffiati a uso e consumo della morbosità comune, di qualche punto di share e soprattutto dell’esigenza insopprimibile di far sì che un numero sempre maggiore di persone si concentri su Zì Michele e sempre meno sui tanti don che ammorbano questo paese.
Prima Omar che si offre alle telecamere di Matrix e parla della sua nuova vita e della sua nuova fidanzata e mostra i suoi libri e i suoi quaderni con lo sguardo rassegnato e chiede spazio nella società; e naturalmente parla di Erika. Poi Erika che scrive a Omar e la lettera finisce su un giornale e lui risponde e il circo va avanti.
Tale vicenda è il perfetto paradigma di un paese che ha perso il senso delle cose, talmente anestetizzato da nutrirsi di questi escrementi mediatici che vengono gettati loro dai balconi come si usava nella Roma papalina e non solo. Laddove i protagonisti di una vicenda angosciosa e drammatica dovrebbero essere lasciati alla loro ricerca di una vita diversa (o magari aiutati, ma questo sarebbe un mondo perfetto, meglio lasciar perdere) c’è invece qualcuno che dietro le quinte ricerca l’attenzione risbattendo i personaggi in questione nel grande calderone; perché se appari esisti e se esiti guadagni anche due soldi.
Di Erika e Omar voglio domenticarmi: vorrei ricordarmi invece di buttare giù in strada gli artefici di queste operazioni meschine, alle stregua degli escrementi di cui sopra. Tanto la natura che li compone mi sembra la stessa.