662 miliardi di dollari per finanziare il Pentagono. Nuove sanzioni contro l’Iran (con controlli più severi nei confronti di tutte quelle istituzioni finanziarie, americane od operanti negli Stati Uniti, che fanno affari con Teheran). Soprattutto, il diritto per l’esercito americano di arrestare e detenere indefinitamente sospetti terroristi arrestati all’estero e (pare) anche negli Stati Uniti.
Sono le norme contenute nel National defense authorization act, la legge sulla difesa americana passata al Senato con 93 voti a favore e 7 contrari, e che ora potrebbe essere bloccata dal veto di Barack Obama. La misura che fa più discutere – e che nelle settimane scorse è stata oggetto di un lungo e appassionato dibattito – è proprio quella relativa alla lotta al terrorismo. La legge rende infatti praticamente definitivi i provvedimenti chiesti dall’amministrazione di George W. Bush nei giorni successivi all’11 settembre, e che rendono possibile l’arresto e la detenzione a tempo illimitato, anche per tutta la vita, di possibili terroristi – senza accesso a un avvocato, senza diritto a un processo, senza che venga formalizzata un’accusa.
Di più. La legge affida la quasi totale gestione dell’anti-terrorismo all’esercito, espropriando delle loro funzioni Fbi, giudici e corti federali. Resta poi pericolosamente vaga la questione della cittadinanza. Il corpo principale della nuova legge non precisa infatti se la detenzione senza processo valga soltanto per gli stranieri, o anche per i cittadini USA sospettati di legami con Al Qaeda, che si vedrebbero radicalmente decurtato il diritto alla difesa. “Ciò di cui stiamo parlando – ha detto Al Franken, senatore democratico che ha votato contro la legge – è la possibilità che un americano sia imprigionato a vita, senza un processo, senza una condanna. Senza che il governo abbia provato la sua colpevolezza oltre ogni ragionevole dubbio”.
Barack Obama dovrebbe a questo punto applicare il suo potere di veto. La Casa Bianca, ma anche il Pentagono e il direttore dell’FBI Robert Mueller, si erano detti profondamente contrari a una legge che porta a un’ulteriore militarizzazione della lotta ad Al-Qaeda, consegnando all’esercito USA poteri senza precedenti nella gestione giudiziaria dei presunti terroristi. Una parte degli stessi senatori democratici aveva espresso più di una perplessità. Dianne Feinstein, liberal della California, aveva cercato – invano – di introdurre nella legge una norma per escludere i cittadini americani dagli effetti della legge: “Vogliamo vedere le strade delle nostre città ricolme di soldati che danno la caccia a cittadini americani sospettati di terrorismo?”, aveva chiesto la Feinstein a un’aula ovviamente poco interessata alle riserve “garantiste” della senatrice.
“I diritti dei cittadini americani – e non solo – sono ora messi a grave rischio”, ha detto Cristopher Anders dell “American Civil Liberties Union”. L’opposizione, prevedibile, dei gruppi per i diritti civili e dei settori più progressisti del partito democratico ha però potuto pochissimo contro una maggioranza che, in tempi di campagna elettorale, cerca di mostrarsi il più dura possibile nella lotta al terrorismo. La legge porta la firma di un democratico, Carl Levin, e di un repubblicano, John McCain, che hanno cercato di allontanare i dubbi sulla costituzionalità del provvedimento spiegando che “le proposte di alcuni repubblicani erano molto peggio”. Nella richiesta di una militarizzazione estrema e senza diritti della lotta al terrorismo si erano distinti proprio alcuni politici del Gop. Lindsay Graham, senatore della South Carolina, ha detto che “quando un sospetto militante di Al Qaeda dice ‘voglio il mio avvocato’, bisogna rispondergli: ‘Sta’ zitto, non c’è nessun avvocato per te… Sei un combattente nemico!”.
A parte la possibilità del veto del presidente, resta aperta la questione della costituzionalità della nuova legge. Una sentenza della Corte Suprema del 2004 stabilisce il diritto del governo americano di “detenere come ‘combattenti nemici’ anche i cittadini americani catturati in una zona di combattimento all’estero”. La norma approvata ora sembra invece lasciare aperta la possibilità di detenere senza diritti anche gli americani catturati in patria. Sarebbe la prima volta nella storia. L’unico, possibile, antecedente storico è quello del 1942, quando alcuni “sabotatori” tedeschi vennero arrestati negli Stati Uniti e processati davanti a un tribunale militare, senza le garanzie riconosciute dalla Costituzione. Uno di questi era un cittadino naturalizzato americano.