“Raccapricciante e deludente”, sono i due appellativi più teneri usati dall’ex ministro dell’Interno Roberto Maroni nei confronti di Mario Monti, del suo governo e della manovra appena presentata in Parlamento. Temi che lunedì sera sono stati al centro di un dibattito che ha visto protagonista il numero due della Lega al teatro Villoresi di Monza. Maroni ha raccontato il suo pomeriggio romano, offrendo alla folla lo spunto per applausi, insulti, cori da stadio che hanno spaziato dal vecchio ma sempre efficace: “Roma ladrona, la Lega non perdona”, all’ever green: “secessione, secessione”, passando poi per parole in libertà gridate da urlatori solitari, come “Dracula” e “sanguisughe”. Ma lo stesso Maroni ha rispolverato i modi e i toni da Lega di lotta che sembrava aver abbandonato da tempo.
Sulle misure approvate dal governo Monti, Maroni ha sottolineato come: “Pure il ragionier Ugo Fantozzi sarebbe riuscito a fare di meglio”, criticando aspramente la decisione di aumentare la pressione fiscale: “E’ fin troppo facile per noi dire che questa manovra è l’esatto contrario di quello che avevano sbandierato che fosse, con in più alcune cose odiose, che se le avessimo proposte noi, le piazze sarebbero state piene di indignados. Dove sono finiti gli indignati? Ne avete traccia? Qualcuno sa che fine hanno fatto questi fenomeni della democrazia? Sono spariti!”. E al professore ne dice di tutti i colori, sottolineandone un supposto atteggiamento arrogante: “Da chi si pone di fronte agli studenti dicendo io sono il professore e voi non capite un cazzo”. Ma ne ha anche per il ministro Elsa Fornero a cui non perdona la “sceneggiata di quart’ordine” delle lacrime in conferenza stampa: “Odiosa la modifica del sistema pensionistico, c’è una doppia fregatura. Si è detto aboliamo le finestre, solo che le hanno semplicemente chiuse costringendo la gente a stare un anno o due in più dentro. Chi andava in pensione con 40 anni di contributi, prendeva ogni anno il 2% di rendimento sulla pensione. 2% per 40 anni arrivavi all’80%, solo che adesso ti dicono di restare per 42 anni, ma non ti danno l’84% ma sempre l’80, praticamente si lavora 2 anni gratis. E questo la Fornero non l’ha detto tra le lacrime. Una grande delusione, non c’è niente di peggio che essere ipocrita e io ho sentito tanta ipocrisia, tante mancate verità”. E poi mette in guardia la Fornero in vista della puntata di Ballarò di martedì sera di cui saranno entrambi ospiti: “Le farò delle domande, sperando che non si metta a piangere perché sennò mi si stringe il cuore, sono troppo buono. Ma se anche piange dovrà rispondere”.
Tanti i temi toccati nel corso della serata, dai campi nomadi al cavallo di battaglia di Maroni: la lotta alla mafia. Ma è sugli ex alleati del Pdl che lancia i massi più pesanti. A partire dall’invito alla Lega di Monza a presentarsi in solitaria alle prossime elezioni amministrative: “Non è un tema che mi compete, ma spero che la Lega a Monza si presenti con il suo simbolo e il suo candidato. Siamo forti e ce la possiamo fare, vengo io fare la campagna elettorale a Mariani”. E poi ha continuato: “L’altra delusione vera che ho avuto è questa, perché fino a pochi giorni prima della nascita del governo Monti la posizione del Pdl era chiara: o governa questa maggioranza o si va al voto”. Non è andata così: “Ma noi siamo persone oneste, siamo persone serie, se diciamo ai nostri elettori di votarci perché cancelleremo l’Ici per la prima casa, non possiamo stare in una maggioranza che non solo rimette l’Ici sulla prima casa, ma non la dà ai sindaci perché metà del gettito andrà nelle casse di Roma.
E questo è l’esatto contrario di quello che abbiamo chiesto, proposto e ci siamo impegnati a fare nel 2008”. Maroni ha anche aggiunto: “Dubito che se voteranno per la reintroduzione dell’Ici ci possa essere in futuro una qualche alleanza”, promettendo emendamenti in merito. L’ex titolare del Viminale ha ribadito la fine dell’alleanza, scatenando la reazione entusiasta del pubblico: “E’ una scelta che hanno fatto loro e di cui prendiamo atto – ha detto arringando il pubblico brianzolo -. Sono rammaricato perché bastava poco per dire di no”.