Nella capitale ignorato il divieto di manifestare: due cortei, pro e contro lo zar Vladimir, sono venuti a contatto, con la polizia costretta a intervenire. E mentre si studiano gli assetti del prossimo governo, il partito comunista annuncia ricorsi. Hillary Clinton: "Seriamente preoccupata per il voto russo"
E’ stata la più grande manifestazione di protesta in Russia degli ultimi anni, quella che ieri ha portato in piazza, a Mosca, migliaia di persone. Contestavano il risultato delle elezioni di domenica, gravato dal sospetto pesante di brogli elettorali a favore di Russia Unita, il partito del tandem Vladimir Putin–Dimitri Medvedev. La polizia in tenuta antisommossa ha arrestato più di 300 manifestanti anti-Putin, mentre oggi è stato condannato a 15 giorni di prigione Alexei Navalny, noto blogger anti-corruzione. La sua condanna ha animato i social network russi, che hanno fatto rimbalzare la notizia ovunque, infiammando ancor di più la protesta. Dopo la manifestazione di ieri, peraltro, era stato emesso un divieto di manifestare, ignorato da quanti sono scesi in piazza anche oggi.
A protestare non ci sono solo gli anti-Putin, però. Alcuni video trasmessi su YouTube mostrano due cortei su una delle principali arterie di Mosca: da una parte quelli che criticano lo Zar Putin e la sua gestione delle elezioni, dall’altra quanti invece inneggiano al controverso successo di Russia Unita. I due cortei si sono scontrati, con la polizia che è intervenuta in modo molto deciso. Le critiche della piazza non sono le uniche. A poche ore dalla conclusione dello spoglio delle schede, l’Osce ha affermato che in diverse regioni del paese, soprattutto in quelle più difficili da raggiungere e controllare, ci sono stati molti casi di brogli elettorali. Petros Efthymiou, portavoce dell’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa, ha detto in una conferenza stampa che le elezioni russe sono state “complessivamente ben organizzate” dal punto di vista logistico, ma che ci sono stati importanti e gravi problemi nel procedimento di conta dei voti.
“La gara elettorale è stata sbilanciata a favore del partito di governo – ha detto Efthymiou – L’amministrazione elettorale ha mancato di indipendenza, la maggioranza dei media sono stati parziali nel dare le notizie legate al processo elettorale, le autorità statali hanno interferito indebitamente a diversi livelli”. Una fotografia netta che rende ancora più pesante, se possibile, la sconfitta di Russia Unita, sceso bruscamente dal 64 a poco meno del 50 per cento dei voti – a scrutinio ormai ultimato – e a 238 seggi su 450 della Duma, una maggioranza risicata lontanissima dai 315 seggi delle elezioni del 2007. I dati ufficiali, annunciati da Vladimir Churov, presidente della Commissione elettorale, dopo la chiusura delle operazioni di voto che hanno coinvolto 110 milioni di russi hanno confermato al secondo posto il Partito Comunista di Ghennady Zhyuganov, con il 19,2 per cento dei voti e 92 seggi (ne aveva 57). Terzo il partito Russia Giusta, con 13,2 per cento dei voti e 64 seggi (erano 38) e infine il Partito liberal-democratico di Russia, con l’11,7 per cento dei voti e 56 seggi.
Dal punto di vista delle alchimie parlamentari, i risultati non sono del tutto catastrofici per Russia Unita, che in caso di necessità può fare affidamento sui partiti più vicini, a partire da Russia Giusta. Quello che pesa di più è invece la sconfitta personale di Putin che fra tre mesi, a marzo, si presenterà nuovamente come candidato alla carica di presidente federale (lo è stato dal 2000 al 2008), dopo aver aggirato, grazie alla ‘staffetta’ con Medvedev il divieto costituzionale di tre mandati consecutivi. Il presidente in carica, Medvedev, che dovrebbe diventare primo ministro dopo la rielezione – sicura comunque – di Putin, minimizza: “Non c’è stata alcuna tragedia – ha detto dopo la pubblicazione dei risultati del voto – Al contrario, mi pare che tutto sia andato bene e anzi spero si possa lavorare meglio con un parlamento con un dibattito più acceso”.
I giochi però non sono chiusi, in tribunale oltre che in piazza. Se infatti il segretario di stato Usa Hillary Clinton ha espresso “una seria preoccupazione” per il voto russo, il Partito Comunista, ha già annunciato una massiccia serie di ricorsi per conteggiare nuovamente le schede dei seggi dove sono state segnalate le irregolarità più evidenti. E la sola organizzazione indipendente di monitoraggio elettorale russa, Golos, ha già presentato ben 5.300 segnalazioni di abusi.
di Joseph Zarlingo