Dopo pochi mesi di gestazione e problemi di ricollocazione del personale, la storica istituzione che conserva in esclusiva le pellicole di Charlie Chaplin, da pubblica diventa privata. Maggioranza in consiglio comunale compatta, ma per i finanziamenti si navigherà a vista di anno in anno
La decisione presa dal consiglio mette la parola fine al travagliato dibattito sulla delibera, approvata dalla giunta oltre un mese fa. Nel corso delle commissioni consiliari erano emerse diverse resistenze, anche all’interno della stessa maggioranza. Le richieste dei tre consiglieri Pd (Raffaella Santi Casali, Rossella Lama e Benedetto Zacchiroli) di maggiori tutele del patrimonio immobiliare avevano fatto slittare il voto, rendendo infuocata la discussione. Uno strappo che si è ricucito oggi, grazie all’inserimento di alcune modifiche nel testo sottoposto al giudizio del consiglio.
Superate le fratture interne, la maggioranza ha dunque deciso compatta per il sì, accogliendo così l’appello lanciato dall’assessore alla cultura Alberto Ronchi. “Su questa delibera – ha detto l’assessore in aula – non è stato fatto un ragionamento di parte, ma una riflessione insieme all’intera città. Sono stati coinvolti tutti i soggetti, dai sindacati alle associazioni, per arrivare a una scelta condivisa e partecipata”. E apprezzamenti per il metodo adottato sono arrivati anche dall’opposizione, sia dal Movimento 5 Stelle, uno dei partiti più scettici sull’argomento, sia dal centrodestra.
Forse anche spinto dalla necessità di sopire le tensioni tra i banchi del Pd, anche il sindaco Virginio Merola ha preferito intervenire in aula. “La trasformazione della Cineteca – ha detto Merola – è il primo banco di prova per l’innovazione di cui abbiamo bisogno”. E sarà proprio Merola ad avere l’ultima parola sui membri del Cda della nuova Fondazione “Deciderò secondo l’indirizzo del consiglio comunale e su suggerimento del comitato nomine” ha concluso.
Per la Cineteca si apre oggi una nuova pagina. Anche se, per ora, le certezze sono poche, in particolare sulla questione dei finanziamenti. È lo stesso Ronchi a dirlo: “Nessuno ha la sfera di cristallo. Non possiamo garantire che tutto andrà per il meglio. Possiamo però assicurare il controllo su tutte le operazioni”. Numeri esatti non ci sono. “La cifra stanziata dal Comune sarà il risultato di discussioni che saranno fatte di anno in anno” ha precisato il direttore della Cineteca Gian Luca Farinelli, che oggi ha seguito parola per parola la discussione a Palazzo d’Accursio. Secondo lo Statuto, nei primi tre anni, oltre al Comune potranno entrare altri soci fondatori, che dovranno versare 500.000 euro nel patrimonio, e un contributo annuo non inferiore a 250.000 euro.
Per quanto riguarda le proprietà immobiliari, alla Fondazione resteranno lo spazio in via Riva di Reno, la sala Cervi, gli uffici, la sala mostra, il cinema Lumiere, la biblioteca Renzo Renzi, il cinema Europa e la foresteria di via Pietralata, l’archivio film e il nuovo archivio film nitrati che nascerà in via Vizzano. Anche il laboratorio L’immagine ritrovata passerà totalmente nelle mani del nuovo organismo, insieme a tutto il materiale in archivio. Abbandonate la Film Commission e le attività di produzione cinematografica, dall’anno prossimo la Fondazione si occuperà esclusivamente di restauro e di divulgazione di opere dedicate alla storia del cinema.
Insomma, sfumano i sogni di gloria di un nuovo polo di produzione aggregata sotto l’ombrello di un soggetto a maggioranza privato, forse l’unica trasformazione urgente per comune di Bologna e Regione Emilia Romagna nell’ambito cinematografico. Riflessione scansata dalle istituzioni in questi giorni concitati, senza nemmeno prendere in considerazione esempi italiani brillanti che con pochi euro iniziali hanno dato vita a importanti soggetti finanziari e produttivi concorrenziali: vedi il Piemonte dove oltre alla Film Commission istituzionale esiste anche la Film Investimenti Piemonte – Fip – che opera su fondi revolving, tax credit e agevolazioni dirette alle produzioni.
Anche se il passaggio epocale non è stato di certo indolore prima di tutto per i dipendenti dell’oramai ex istituzione comunale. Un tira e molla intricato e prolungato che si è materializzato soltanto a settembre scorso, quando per molti di loro si è parata davanti la soluzione di farsi ricollocare all’interno di altri uffici comunali o accettare il salto nel buio di una realtà lavorativa privata che, come si evince dalle dichiarazioni dell’assessore alla cultura e dallo stesso direttore della “nuova” Cineteca navigherà a vista di anno in anno rispetto alle risorse economiche da utilizzare.
Non si sa ancora con precisione quanti e quali lavoratori dell’ex istituzione Cineteca passeranno alla Fondazione, ma si sa per certo che si parla di professionalità eccellenti e specializzate difficilmente sostituibili, visto il blasone internazionale che la Cineteca ha costituito nell’ultimo decennio, in un paio di mesi. Nodo irrisolto, infine, anche quello dei collaboratori precari, costretti ad attendere i posti vuoti nella nuova fondazione, a seconda di quanti dipendenti comunali abbandonavano. A tre settimane dalla data fatidica del primo gennaio 2012 il primo passo è stato fatto, anzi letteralmente blindato, dalla maggioranza politica del Comune di Bologna. Ora si attendono le prossime mosse, con il rischio sempre dietro l’angolo del salto nel buio.
di Giulia Zaccariello e Davide Turrini