Negli ultimi mesi c’è stato un pullulare di iniziative private, organizzate da aziende, da gruppi di esperti e di addetti ai lavori, di una serie di eventi e convegni, tutti tesi ad alimentare lo slancio che va nella direzione di voler dare all’Italia la tanto attesa Agenda Digitale, come peraltro richiesto dall’Unione Europea a tutti i Paesi facenti parte da più di un anno a questa parte.
Da qualche tempo la stessa Unione Europea si sta muovendo per stimolare l’attenzione su questo tema strategico per lo sviluppo dell’economia attraverso l’organizzazione di eventi locali. Risale a circa 15 giorni fa il primo di tre incontri organizzati in Italia (svoltosi a Bologna) proprio voluti dalla Commissione Europea per promuovere l’Agenda Digitale, dedicato alla politica di programmazione comunitaria in materia di sviluppo della società dell’informazione. Un’occasione di dialogo e scambio di conoscenze e best practices tra istituzioni a diversi livelli di governo, parti economico-sociali, università e centri di ricerca, imprese e cittadini. Con un focus sulle priorità indicate nell’Agenda Digitale Europea, tra cui il contrasto al digital e al knowledge divide, l’alfabetizzazione digitale, lo sviluppo di reti a banda ultra larga, la promozione dell’e-government e degli open data e gli interventi per la realizzazione delle smart cities.
Ne sapevate qualcosa? Eppure, considerando la rilevanza di questo argomento, nessun organo di informazione ufficiale nazionale ne parla adeguatamente e approfonditamente, come dal mio punto di vista bisognerebbe fare.
Il Commissario Europeo Neelie Kroes qualche settimana fa ha postato su Youtube un video molto importante relativamente al contributo che il settore dell’Information Communication Technology potrebbe fornire per lo sviluppo economico dei Paesi Europei:
Un discorso che mi sarei aspettata fosse stato ampiamente ripreso dai principali telegiornali italiani, dalle prime pagine dei quotidiani nazionali, magari tradotto nei suoi passaggi fondamentali. Parla di crescita del Prodotto interno lordo grazie allo sviluppo della banda larga, parla di nuovi posti di lavoro che possono essere creati grazie all’implementazione dell’Agenda Digitale e di altri temi nevralgici soprattutto in questo periodo di crisi generale della Societa’.
Ma l’aspetto più grave, a mio avviso, è dato dal fatto che il Governo continui a non volersi occupare di questo tema.
La stessa scelta del nuovo primo ministro Mario Monti di non nominare un segretario ad hoc per l’attuazione dell’Agenda Digitale, o di destinarne almeno una delega speciale, è sintomatica di quanta poca sensibilità o consapevolezza ci sia nelle istituzioni e nel sistema politico italiano rispetto alle potenzialità che la Rete offre ai cittadini e alla piccola e media impresa italiana, sotto ogni punto di vista, sociale, culturale, economico.
Persino ora che a Palazzo Chigi si è insediato un team di tecnici, professionisti, professori universitari e top manager, chiaramente poco inclini alla gestione della “cosa pubblica”, come l’abbiamo vista e vissuta nell’ultimo ventennio, chiamati a trovare tutte le soluzioni possibili per sanare questo stato di crisi gravissima in cui versa il nostro Paese e portarlo verso l’innovazione, non si ravvede nessuna particolare attenzione nei confronti del Digitale.
Dov’e’ il problema? Com’è possibile che, ancora oggi, nonostante ci siano già 27 milioni di italiani che utilizzano abitualmente Internet, che beneficiano di tutte le sue potenzialità, mentre altri 30 milioni – che fanno parte del cosiddetto Digital Divide – non vi hanno ancora accesso, nessun Ministero si voglia far carico di gestire e di sviluppare questa enorme risorsa strategica?
Chi toglierà il tappo all’Agenda Digitale?