Sabato mattina nella mia attività di psicoanalista ho incontrato alcune persone che mi hanno, immancabilmente, parlato della crisi:
– un giovane da poco sposato, felice e innamorato, mi ha raccontato che, parlando con la moglie, è emerso il desiderio di avere un figlio. Lei però a un certo punto ha gelato il loro entusiasmo dicendo: “Però con questa crisi ha senso mettere al mondo un bimbo? Tu sei ancora precario. Come potremmo fare se la crisi peggiorasse?”;
– un imprenditore, titolare di una ditta che sta andando a gonfie vele, avrebbe la possibilità di vendere almeno un 20% in più di quello che produce. Ha pensato di prendere in affitto un capannone, di metterci alcuni macchinari, assumere altri 15 dipendenti per aumentare la produzione ma poi è andato dal commercialista che gli ha detto: ” Ma sei sicuro? Sei poi la crisi peggiora e diminuiscono le vendite?”;
– un’insegnante che nel 2012 raggiunge 40 anni di contribuzioni e 60 di età era protesa verso la pensione per poi dedicarsi a tempo pieno all’accudimento della nipotina di tre mesi. Si lamenta perché la costringeranno a lavorare qualche anno in più. Nel corso della seduta emerge che, negli ultimi mesi, l’idea di “perdere” il lavoro che la gratifica, la rende vitale a contatto coi giovani e interessata ad aggiornarsi ha fatto emergere l’immagine della madre che a 50 anni aveva cominciato ad autodefinirsi “vecchia”. Viveva con terrore l’idea di identificarsi con la figura materna che dopo il pensionamento si era “lasciata andare”.
– una ragazza neo laureata ha pensato di frequentare un master in Spagna. Il padre sarebbe felice di pagarle questo percorso formativo. Lei però ha timore “di fargli spendere troppi soldi”. Presumibilmente si tirerà indietro e accetterà un lavoretto sottopagato e poco gratificante.
Dopo una mattinata di questo tipo ho deciso che: mi sono rotto di questa crisi e dell’idea depressiva che evoca!
Noi psicoanalisti cerchiamo di indurre nel paziente la crisi perché solo attraverso la messa in discussione dei suoi normali meccanismi di difesa egli può vedere il mondo in un altro modo con la possibilità di far emergere i suoi lati creativi.
L’etimologia della parola crisi, di derivazione greca “separare, discernere, in senso lato valutare, giudicare” ci porta all’idea che la crisi possa essere un momento di riflessione, valutazione e discernimento per poter poi trasformarsi in un progetto di miglioramento. Ricordiamo che tutte le fasi importanti della nostra vita passano attraverso una crisi. La nascita è il frutto della crisi di un equilibrio precedente fra madre e figlio che stava benissimo nel grembo materno e che deve passare attraverso una strettoia della vita per poter essere autonomo. L’adolescenza è una tipica messa in crisi dei valori e delle impostazioni di vita precedenti.
Ho pensato di ideare questo gioco, un poco sofista, ma a mio avviso necessario da lanciare sul blog.
Vorrei che chi legge il blog cercasse di trovare un motivo di soddisfazione che questa crisi economica, sociale, ideologica (messa in crisi del capitalismo) gli evoca.
Naturalmente comincio io con alcuni spunti (non vorrei offendere con questo gioco/divertimento chi perde il lavoro o ha seri problemi economici ma credo che anche per costoro un sorriso possa essere utile):
– la crisi ha tolto dalle scatole un governo inefficiente , corrotto e palesemente schiavo dei suoi conflitti;
– vengono vendute meno automobili: ci sarà meno inquinamento, meno rottami da smaltire, meno effetto serra;
– Sarkozy e la Merkel avranno meno da ridere pensando all’Italia;
– il cinepanettone di Natale avrà meno spettatori;
– verranno stampati meno libri e quindi “meno stupidaggini messe nero su bianco”;
– mangeremo meno carne: sta a vedere che il mio colesterolo va a posto;
– se smettiamo di costruire altre case forse un prato su cui correre rimane;
– (per i lettori leghisti) meno lavoro- meno immigrati,;
– (per i lettori cattolici super osservanti) sta a vedere che non ci sono i soldi per i preservativi;
– (per i lettori di sinistra) non ci sono i soldi per comperare una portaerei: magari a sinistra non si dividono su questo acquisto;
– (per quelli di destra) il Fatto Quotidiano e la Repubblica vendono meno copie e questo blog non lo legge nessuno…