Se la Federazione italiana gioco calcio decidesse un giorno di sanzionare una serie d’irregolarità sportive togliendo un punto in classifica a tutte le squadre, che cosa pensereste? Che, oltre a essere diventati, se possibile, più pilateschi di quanto già non siano, i signori del calcio si sono pure rincitrulliti: un punto in meno a tutti non cambia nulla a nessuno, chi è primo resta primo e chi è ultimo resta ultimo. Se la stessa trovata, invece, ce l’ha qualche finanziere, di quelli che parlano e nessuno li capisce, la misura, appena annunciata, suscita allarme e sgomento: “Dio mio, che succede ora?”. Tranquilli!, nulla, proprio come nel calcio, che è meno esoterico, perché abbassare il punto di riferimento non cambia di fatto nulla: penalizzare tutti allo stesso modo non indebolisce nessuno.
Eppure, nell’imminenza del Vertice europeo di giovedì e venerdì, appuntamento cruciale per l’Ue, per l’euro e, quindi, pure per l’Italia, Standard & Poor’s, una delle agenzie di rating che, con le loro pagelle, condizionano i mercati, fa sapere che tutti i Paesi dell’euro, anche la Germania e la Francia, rischiano il declassamento dell’affidabilità del proprio debito: rischiano, cioè, di perdere, quelli che ancora ce l’hanno, la mitica tripla A. Un’umiliazione già inflitta, ai primi di agosto, proprio da S&P agli Stati Uniti, bollati AA+.
L’avvertimento appare una provocazione: a leggerlo in positivo, e si fa fatica a farlo, è una spinta ai leader dell’Ue che stanno per riunirsi a Bruxelles a prendere provvedimenti che mettano l’euro in salvo; a leggerlo come appare, è un agguato alla moneta unica, mentre il segretario al tesoro Timothy Geithner va in giro per l’Europa a dare lezioni (ma di che?, visto che la crisi dagli Usa ci arriva) e la Casa Bianca ammonisce di nuovo l’Ue ad agire in fretta, perché “i problemi dell’Europa frenano l’economia dell’America”.
Il presidente dell’Eurogruppo Jean-Claude Juncker giudica la decisione ddi S&P di mettere sotto osservazione tutta l’eurozona “esagerata e scorretta”: “La minaccia è un colpo da ko per i Paesi” che stanno consolidando i loro bilanci, dice a una radio tedesca. “E’ una esagerazione, un fulmine a ciel sereno alla vigilia del vertice Ue: non può essere una coincidenza”. E, infatti, molti parlano, o pensano, a un annuncio inficiato da interessi. Il cancelliere tedesco Angela Merkel non si lascia smuovere: “Germania e Francia andranno avanti sulla strada tracciata”, quella di una revisione del Trattato di Lisbona e di un giro di vite alla tutela del rispetto delle regole, sanzionando chi le viola. E aggiunge: “Al Vertice, prenderemo decisioni importanti”. Il ministro degli esteri francese Alain Juppé conferma: “Miglioreremo la governance” perché l’Unione monetaria diventi pure economica.
Per una volta, i mercati mostrano sale in zucca: danno più retta alla Merkel che ai guru d’America. La minaccia di declassamento turba le borse, ma non le squassa, con rossi moderati. E l’asta dei titoli quinquennali tedeschi va bene, anzi benissimo. Speculatori sì, ma mica fessi, quelli che giocano in borsa. Per chi vuole andare liscio, sul sicuro, Svizzera a parte, che c’è di meglio della Germania? Con buona pace di S&P e delle sue sorelle cassandre.