Chi lo avrebbe mai detto che i dirigenti supremi di viale Mazzini avrebbero delegato al giudice la risoluzione del caso Minzolini?
Eppure così sarà: il direttissimo sarà rimosso e passato ad altro incarico perché un giudice, per altro legittimamente, ha contestato il disinvolto uso della carta di credito aziendale.
Prima del giudice non era accaduto nulla?
Dove stavano lorsignori quando il Minzolini e i suoi fedelissimi titolavano “Assolto Mills?”
Dormivano quando venivano cacciati i giornalisti e le giornaliste dal Tg?
Perché hanno fatto finta di non sentire le argomentate proteste del comitato di redazione e dell’Usigrai?
Dove stavano quando le popolazioni terremotate venivano prima utilizzate per la propaganda di regime e poi oscurate, non appena hanno cominciato a denunciare la “ricostruzione truffa”?
Cosa dire dei referendum cancellati, dei soggetti sociali espulsi dal video, degli editoriali a senso unico, persino degli agguati contro il presidente Fini e i cosiddetti traditori?
Nessuno si era accorto, salvo le solite lodevoli eccezioni, del crollo degli ascolti, della crisi di legittimità, del pluralismo oltraggiato?
Un tempo il Tg1 era l’orgoglio della Rai, e amava confrontarsi con il Corriere della Sera, ora il giornale di riferimento sembra essere il tg4.
Altro che il giudice! Queste sono le ragioni che avrebbero reclamato l’immediato intervento di chi avrebbe dovuto avere più a cuore l’interesse generale che non il conflitto di interessi.
Per questo non ci associamo al coro di chi ringrazia i vertici della Rai per “la coraggiosa decisione”, e restiamo in attesa della nomina del nuovo direttore.
Sarà un clone di Minzolini, un suo collaboratore, un imitatore, sarà una reale discontinuità?
Scelgano, se ne hanno il coraggio, una donna o un un uomo che siano immediatamente percepibili e apprezzabili non per la loro appartenenza politica e neppure per la loro vicinanza a Mario Monti, ma più semplicemente per il suo amore per la Costituzione e per il diritto di cronaca, nulla di piú, nulla di meno.