Autonomia risicata, modelli costosi, manutenzione complessa. Nonostante il progetto Io guido elettrico proposto da Hera, l'auto che va a batteria è ancora lusso per pochi. Giovanni Serra, professore d'ingegneria: "Va bene per spostamenti brevi, urbani e pianeggianti di 15-20 km". Hera: "Anche i telefoni cellulari si diffusero lentamente, ma se la risposta del consumatore sarà veloce, il problema si risolve"
Anche se “i veicoli disponibili sul mercato in questo momento”, come spiega Giovanni Serra, docente di ingegneria elettrica “vanno bene se chi li compra compie spostamenti brevi e urbani, circa 15 – 20 km, su strade pianeggianti. A oggi è prematuro pensare a un veicolo a impatto zero che offra le stesse prestazioni di un’auto normale”. Ma se in Emilia Romagna si sta puntando molto sulla promozione, non si può dire lo stesso del resto dell’Italia.
“Anche per i cellulari l’esplosione sul mercato avvenne con un certo ritardo” ha sottolineato Alessandro Protasoni, direttore del business development di Hera “all’inizio la copertura della rete era parziale, ma se la risposta del consumatore sarà veloce questo problema verrà risolto”.
Quindi, sebbene l’autonomia della batterie sia di circa 100 km e la maggior parte dei veicoli abbia l’omologazione come “automobile”, con la possibilità di percorrere anche l’autostrada, al momento è consigliabile rimanere entro i confini regionali. Almeno finché non si registrerà un’implementazione dei servizi a livello nazionale.
Un limite geografico significativo che trasforma l’auto elettrica in una city car piuttosto lussuosa in termini di prezzo. Infatti, benché il listino non sia ancora disponibile per tutti i modelli, i costi sono incisivi. Si parte dalla Renault Twizy, 6990 euro. In apparenza è il modello meno costoso sul mercato, peccato però che il prezzo si riferisca alla minicar, che non arriva nemmeno ai 50 km/h.
Poi c’è la Smart, 120 km/h e 155 km di autonomia, che propone due soluzioni d’acquisto: la prima da 15.900 euro (contro i circa 11.000 euro di un modello base) più una spesa mensile di 60 euro per il noleggio e l’assicurazione della batteria. La seconda, invece, arriva a 19.900 euro tutto compreso ma se la batteria si guasta, sostituirla costerà al proprietario circa 5.000 euro.
La più cara sul mercato è la Mitsubishi I-Miev che, con i suoi 150 km di autonomia e una velocità massima di 130 – 135 km/h, costa ben 36.500 euro. Oppure è possibile noleggiarla a lungo termine, una formula leasing che costa circa 500 euro al mese.
Non sorprende quindi l’indifferenza con la quale sono state accolte le prime campagne di sensibilizzazione portate avanti, sino ad ora, da operatori energetici e case produttrici. Le perplessità, poi, non riguardano solo l’Italia. Anche in Francia si sta lavorando per lanciare l’auto elettrica come nuovo mezzo di trasporto cittadino pratico e poco inquinante, ma il progetto ha già sollevato molte polemiche.
Secondo Eva Joly, la candidata alle presidenziali per Europe-Ecologie, sostituire l’auto individuale con una elettrica, in condivisione, non è la soluzione migliore al fine di ridurre efficacemente il traffico cittadino. E questo non solo per i costi esorbitanti dell’operazione denominata “AutoLib”, circa 250 milioni di euro, ma perché “le macchine elettriche non rimpiazzeranno mai tutte le vetture e il progetto rischia di rimanere una goccia nel mare, dal grande costo e dalle scarse soluzioni”.
I pronostici italiani diffusi da Hera, quindi, potrebbero risultare azzardati e l’ottimismo degli operatori, prematuro. “Ritengo” ha ribadito Cristian Fabbri, amministratore delegato commerciale di Hera “che entro i prossimi cinque anni le auto elettriche corrisponderanno al 5 – 6% delle nuove immatricolazioni”.
Secondo Giuseppe Gagliano, direttore delle relazioni esterne del gruppo “in questo periodo si respira un’aria favorevole, determinata anche dalle politiche promosse dalle amministrazioni comunali. I nuovi modelli” ha aggiunto “dimostrano che anche le berline pesanti, da cinque posti, possono essere elettriche. Certo, per i primi due anni non prevediamo di vedere sul mercato moltissime auto di questo tipo, tuttavia per sostenere l’adozione di questo mezzo ci siamo rivolti anche alle aziende, che acquistandolo daranno visibilità e stimoleranno la domanda da parte dei privati”.
Resta quindi da chiedersi se gli emiliano romagnoli saranno davvero così propensi a spendere migliaia di euro per un veicolo dall’uso per ora limitato o se, per una vera rivoluzione green, sarà necessario attendere ancora qualche anno.