«Se perdiamo la tripla A, sono morto». Così avrebbe detto in privato Nicolas Sarkozy. La fonte è il giornale satirico Le Canard enchainé, solitamente poco generoso con il Presidente, ma in genere anche bene informato. Una cosa è certa: da quando si teme un possibile declassamento del rating di Standard & Poor’s e soprattutto da lunedì sera, quando l’agenzia ha messo ufficialmente sotto esame il debito sovrano della Francia, l’argomento è diventato fondamentale nel dibattito delle presidenziali francesi.
Sembra quasi che a New York, negli uffici di S&P, lo abbiano fatto apposta. Si sono dati 90 giorni per decidere se declassare il debito pubblico di 15 Paesi dell’eurozona, tra cui, appunto, l’Italia e la Francia, che rischia grosso: non solo l’abbandono della tripla A, il voto maggiore possibile, ma addirittura il taglio di ben due livelli. Ebbene, la scadenza ultima per l’esame di Standard cade poco prima del 22 aprile, quando è previsto il primo turno delle presidenziali. Un eventuale declassamento (da tanti dato come arciprobabile) sarebbe una vera batosta per Sarkozy, già ora bassissimo nei sondaggi.
Lo scorso 20 novembre, quando Standard aveva inviato una nota ai suoi abbonati, segnalando che la Francia era posta sotto osservazione per il taglio alla tripla A, il massimo di credibilità finanziaria, per poi avvertire che si era trattato solo di un errore tecnico (un lapsus freudiano?), François Hollande, candidato socialista alle presidenziali (e per il momento il favorito) aveva osservato che «il mercato ha già anticipato la perdita del rating AAA». La maggioranza di centro-destra lo aveva accusato di disfattismo, dalle venature antipatriottiche. «Sembrava quasi che fosse contento», aveva detto pochi giorni dopo, in riferimento al commento di Hollande, Luc Chatel, ministro dell’Educazione.
Ieri, per valutare l’outlook negativo d S&P, la messa sotto osservazione, il candidato socialista è stato molto prudente. «Non spero che ci sia un declassamento – ha sottolineato – sia per i francesi, perché significherebbe che saremmo obbligati a finanziare il nostro debito a tassi molto più elevati, ma anche perché penso al dopo 2012». Più polemico il direttore della campagna di Hollande, Pierre Moscovici: «Se la tripla A è minacciata, è perché Sarkozy, durante la sua presidenza, ha aggravato il debito francese di 500 miliardi di euro supplementari (ndr, cosi’ da raggiungere i 1.700 totali, contro i 1.900 italiani), non perché Hollande ha parlato della questione in un certo modo». Insomma, da una parte è evidente che l’eventuale taglio del rating proprio alla vigilia delle presidenziali sarebbe un vantaggio per Hollande, tanto più che l’elemento debole dei socialisti è sempre stata la critica loro rivolta di aumentare eccessivamente la spesa pubblica: stavolta l’accusa si ritorcerebbe sul centro-destra. Dall’altra parte, però, la fine della tripla A renderebbe più difficile la gestione futura. In soldoni, anche se i tassi pagati sui bond francesi sono già il doppio di quelli della Germania (i due Paesi hanno entrambi la tripla A), il taglio al rating comporterebbe per Parigi un aggravio fra i 2,5 e i tre miliardi all’anno per il finanziamento del debito, secondo le stime di Philippe Mills, della società Agence France Trésor (Aft). Che riguardano la perdita di un solo livello, mentre ora S&P minaccia di tagliarne addirittura due.
Da parte sua Sarkozy ufficialmente la mette sul patriottico. «La situazione è grave, il Paese ha bisogno di unione», ha detto dopo l’annuncio di Standard. Ma in realtà sa bene che la tripla A è un grave impiccio per la rua rielezione. «Se perdiamo la tripla A, sono morto», sarebbero state le sue parole ai collaboratori. «Sarkozy non si può permettere un declassamento», ha affermato lo stesso Alain Minc, il suo mentore, l’economista che ogni sera visita l’Eliseo per fare il punto con il Presidente. Incontri sempre più nervosi.