Michele Zagaria, detto Capastorta, non ha irriso lo Stato quando è stato catturato anzi ha riconosciuto la sconfitta. “Sembrava quasi si fosse tolto un peso” racconta chi lo ha braccato. Quando è uscito dal cunicolo il boss ha incrociato per primo lo sguardo di Federico Cafiero De Raho, coordinatore del pool anticamorra, che lo insegue da anni, e lo ha riconosciuto: “Dottor Cafiero buongiorno” prima di consegnarsi. Particolari inediti quelli sulla cattura del latitante che teneva libri sulla camorra sul comodino e usava un’abitazione come covo attraverso una stanza mobile che gli consentiva di nascondersi. Durante il blitz è andata via la corrente elettrica, Zagaria ha iniziato a bussare dal suo nascondiglio per farsi sentire tenendo un breve dialogo con gli agenti prima di consegnarsi. A braccare la primula rossa è stato Vittorio Pisani, ex capo della mobile, imputato per favoreggiamento della camorra, che ha partecipato come agente dello Sco e firmato il verbale di cattura. Il Capo della Procura di Napoli Giandomenico Lepore ha spiegato: “Conosco Pisani da anni, è un ottimo poliziotto e risponderà dei suoi errori, ma ci ha dato una grossa mano nella cattura di Zagaria visto che lui può continuare, in attesa del giudizio, il suo lavoro. Ha limitazioni nella provincia di Napoli, non in quella di Caserta”. Intanto dopo l’arresto di Zagaria si pensa al futuro. Il prossimo passo sono i patrimoni, ma anche la rete di insospettabili. “Abbiamo iniziato a chiedergli sul suo passato – chiarisce De Raho – ma Zagaria si è chiuso e non ha proferito parola”. di Nello Trocchia
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Zagaria, il covo e la cattura
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