Capostipite del teatro di narrazione fin dalla prima del 1969, l'opera teatrale dei due artisti milanesi mescola parabole evangeliche e misteri medievali declamati con la lingua universale del grammelot. Quando la commedia dell'arte fiancheggia feconda la satira e sbeffeggia ilare l'ipocrisia del potere
Solito sentito affetto e seguito per i due artisti milanesi che riportano in scena un’opera teatrale di cui nessuno ricorda nemmeno più il numero dell’edizione. Tante e tali le repliche dalla lontana prima dell’1 ottobre 1969 a Sestri Levante. Prima in pubblico non proprio ufficiale perché molte fonti riportano un paio di prove pochi mesi prima, di cui una alla Statale di Milano in maggio con obolo a favore del Movimento Studentesco.
A questo giro di palco non si sa quali saranno i monologhi di tradizione popolare, tratti da giullarate e fabliaux del medioevo, non solo italiani, ma provenienti da tutta Europa, messi in scena tra le decine che negli anni Fo e Rame hanno accumulato e reso archivio per Mistero Buffo. Si sa invece che questo spettacolo ha un valore culturale e storico infinito. Un vero e proprio patrimonio del teatro popolare mondiale, nonostante i ghigni schifati del conservatorismo reazionario del nostro paese.
Il nobel vinto da Fo nel ’97 deve a Mistero Buffo almeno un 80% di forma e sostanza. Perché quando nel ’69 Fo e Rame s’inventarono questa narrazione “dal basso”, mescolando parabole evangeliche e misteri medievali, proponendoli allo spettatore con uno stile inedito, ancora adesso impossibile da imitare, non avevano ancora capito cosa gli si stava parando davanti. Centinaia di repliche in teatri, palazzi dello sport, chiese sconsacrate in Italia e all’estero, in America e in Cina.
Così Le nozze di Cana, o le gesta di Fra’ Dolcino e Bonifacio VIII, come La resurrezione di Lazzaro vennero, e vengono, trasfigurate ancor oggi attraverso il grammelot, la lingua dei giullari, intreccio di dialetti e parole inventate di difficile comprensione che grazie alla mescolanza di mimica e gestualità dell’attore rendono la comunicazione possibile con davanti un giapponese piuttosto che uno spagnolo.
Fo è stato probabilmente il più straordinario interprete e riadattatore di questo linguaggio. Segno politico del racconto popolare dove la commedia dell’arte fiancheggia feconda la satira e sbeffeggia ilare potere e ipocrisie della religione.
Infine, Mistero Buffo è capostipite, pietra miliare, alfa ed omega di un teatro di narrazione di cui poi Marco Paolini o Ascanio Celestini, l’uno con un veneto carico di peculiare espressioni verbali, l’altro con un romanaccio reiterato e musicalmente rotolante, ne diventeranno brillanti e contemporanei epigoni.