Cronaca

Recuperate bara e salma di Mike Bongiorno <br> La famiglia: “Ora finalmente stiamo in pace”

Il feretro del presentatore è stato individuato da un passante a Vittuone, un paese della provincia di Milano. A marzo i carabinieri avevano arrestato due persone con l'accusa di tentata estorsione alla famiglia: non avevano nulla a che fare con il sequestro, ma avevano comunque cercato di approfittare della situazione

Cimitero di Dagnente dove era stata trafugata la salma di Mike Bongiorno a gennaio 2011

La bara e la salma di Mike Bongiorno, trafugate nei mesi scorsi in Piemonte, sarebbero state ritrovate a Vittuone, un paese della provincia di Milano: la certezza che il corpo sia proprio il suo, però, si avrà solo dopo gli accertamenti scientifici. I carabinieri sono sul posto.

”Adesso stiamo decisamente meglio, siamo felicissimi che sia stato ritrovato il corpo, anche perché è sempre stata l’unica cosa che ci interessava davvero”, ha commentato Michele Bongiorno, figlio primogenito di Mike. Al momento sia Michele che Niccolò stanno rientrando a Milano dalle vacanze. Fiorello invece si è scatenato su Twitter: “Evviva! Mike è stato trovato. L’ho appena saputo. Bellissimo regalo di Natale alla sua famiglia e a quanti gli hanno voluto bene! Sono felice”; “Vai genteeeee tutti insieme!! Allegriaaaaaa!!!”. Quindi un tweet tutto per la famiglia di Mike: “Un fortissimo abbraccio a Daniela, Nicolò, Michele, Leolino!! Allegriaaaaaa”. Proprio lunedì scorso, nell’ultima puntata del suo spettacolo Fiorello aveva salutato tra il pubblico in platea la moglie di Mike, Daniela Zuccoli, e uno dei figli, Leolino. E a ogni puntata Rosario iniziava con un “allegria!” in ricordo di Mike.

La salma di Mike Bongiorno venne trafugata dal cimitero di Dagnente, piccola frazione di Arona, in provincia di Novara, la notte tra il 24 e il 25 gennaio scorsi (leggi). Il presentatore era morto l’8 settembre 2009 a Monte Carlo in una suite dell’hotel Metropole, dove si trovava in vacanza con sua moglie Daniela, a causa di un infarto. Per rubare le spoglie i ladri rompono la lapide della tomba. A dare l’allarme, la mattinata del 25 gennaio, è un anziano, Giuseppe Buscaglia andato a fare visita ai suoi defunti. Il pensionato racconta agli investigatori di aver visto la lapide divelta, i mattoni a terra e il loculo vuoto e di aver immediatamente avvertito il custode del cimitero. I carabinieri del Ris, arrivati in elicottero da Parma, effettuano alcuni rilievi e partono le indagini, svolte dai militari di Arona e Novara, coordinati dal procuratore Giulia Perrotti e dal sostituto Fabrizio Argentieri, della procura della Repubblica di Verbania. Nelle due settimane successive vengono raccolte testimonianze, analizzate immagini di telecamere e tabulati telefonici.

La famiglia mantiene da subito uno stretto riserbo per consentire alle forze dell’ordine di fare il proprio lavoro. A febbraio però la moglie di Mike, Daniela, lancia un appello agli italiani dichiarandosi pronta a ricompensare chiunque avesse informazioni utili al ritrovamento della salma. Alla famiglia arrivano diverse lettere ma nessuna viene considerata attendibile dagli inquirenti. Oltre ai messaggi di solidarietà i familiari di Mike ricevono anche lettere di veggenti che tentano di dare una risposta al mistero. Il 3 marzo due persone vengono sottoposte a fermo dalla polizia giudiziaria della procura di Verbania per tentata estorsione (leggi). I due vengono considerati i telefonisti della banda che ha trafugato la salma di Mike Bongiorno dal piccolo cimitero. Durante l’interrogatorio di garanzia uno dei due si avvale della facoltà di non rispondere, mentre l’altro nega le accuse. I due avrebbero telefonato prima a don Mario Pozzi, il sacerdote amico della famiglia Bongiorno, chiedendo con insistenza i recapiti telefonici di Fiorello e di Marco Baldini poi si sarebbero rivolti direttamente al figlio maggiore di Mike, Nicolò.

La vicenda si è conclusa per uno dei due in tribunale a Verbania il 25 ottobre scorso: Luigi Spera, artigiano edile di 54 anni residente a Settimo Milanese, accusato di tentata estorsione insieme a Pasquale Cianci nella vicenda della sparizione della bara di Mike Bongiorno, ha patteggiato un anno e sette mesi di reclusione. I due hanno sempre sostenuto di aver fatto il tentativo di estorcere denaro alla famiglia e di non essere coinvolti nel furto della salma. Spera aveva chiesto di essere processato con rito abbreviato. Per Pasquale Cianci il processo è invece stato trasferito a Milano per competenza territoriale