Sabato 10 dicembre alle 15 in piazza Nettuno parte la Critical Mass Human Motor. Decine di bici raggiungeranno la kermesse di motori di viale Aldo Moro per protestare contro "un modello di mobilità che non è più sostenibile"
Tra le dimostrazioni pacifiche, ci saranno azioni simboliche come il guerrilla gardening (gestite dall’associazione Terra di Nettuno), allo scopo di riappropriarsi degli spazi della città tra cui: “piantare un cavolo per dire che il Motor Show è una cavolata, o lasciando foglie secche intorno alla Fiera per dire che ci hanno seccato”, spiega Gabriele Annicchiarico, tra gli organizzatori della Critical Mass.
Le Ciclofficine, sono raggruppamenti acefali di persone che attraverso il baratto e il riciclo offrono pezzi di ricambio, competenze e strumenti per consentire di mettere a posto le bici in autonomia: “così, sei libero di muoverti e esci dai vincoli consumistici classici come quelli delle automobili”. Verranno da Roma, Milano, Lecce e altre città dell’Emilia Romagna. Giunta alla sua quinta edizione, Human Motor ha un’urgenza: quella di “liberare la città dall’immaginario dell’autodistruzione full-optional con gli interni in pelle; per contestare con forza una fiera che ripropone la donna come cosa; per riaffermare che un’altra mobilità, libera, pulita non è solo possibile, è più che mai necessaria”.
Non una sfida titanica quella lanciata all’interno dalle tre giorni (dal 9 all’11 novembre) di “ciclo convivialità” al Motor Show di Bologna, ma una protesta pulita che vuole ricordare che “un altro motore esiste”. Una rivendicazione di spazi urbani sottratti dalle automobili e di cui riappropriarsi: non a caso, il motto fondante della Critical mass, che nasce negli anni 90 a San Francisco, è: “Noi non creiamo traffico, noi siamo il traffico”, spiega Gabriele.
Il binomio donne e motori, è un altro dei cardini della protesta: all’interno di Human Motor, le quote rosa sono rappresentate dal gruppo Critical Girls, che rimprovera l’uso strumentale del corpo delle donne a fini promozionali e di mercato, condotto spudoratamente dal Salone. “Farle diventare oggetto di pubblicizzazione è a dir poco di cattivo gusto”.
Non solo. La quattroruote è simbolo di un paradosso: le merci hanno più libertà di movimento delle persone: “è il paradosso dell’età globale. Ci avevano promesso largo movimento e ci ritroviamo che l’unica cosa che riesce a circolare sono le merci. I fatti di Lampedusa ci dimostrano che la libertà di movimento non esiste”. Un’inversione di rotta della mentalità produttiva, che rilanci l’uomo rispetto all’industria dunque: “Monti ha appena varato la sua stangata, si sente parlare di crescita, crescita, crescita: e non si riesce bene a capire fino a che punto dovremmo crescere. Forse sarebbe il caso di sposare l’insegnamento di Serge Latouche, ovvero una descrescita consapevole e anche più democratica.”
Per gli organizzatori “è impossibile non riconoscere nell’automobile l’emblema di un tale stato di cose. È lei la protagonista di una società che si muove inquinando territori e annullando i diritti”, spiegano. La Fiat insegna: “L’esperienza italiana è particolarmente significativa: qui abbiamo visto agire la grande industria automobilistica con un ruolo di primo piano nell’annullare i diritti dei lavoratori con gli strumenti del ricatto e del sopruso, forte della protezione di un’intera classe politica e della complicità del sindacato confederale”.
E Bologna, città non risparmiata dal frequente superamento dei livelli di guardia delle polveri sottili nell’aria (come l’ultimo allarme dalla Regione Emilia Romagna evidenzia) non è esente da responsabilità: “la Giunta comunale di Bologna, che in campagna elettorale promise di implementare la mobilità sostenibile, oggi promuove grandi opere speculative in odore di malaffare, come il People Mover. E anche eventi spot come i recenti T-Days, passerelle eco-friendly che nulla hanno a che fare con una vera progettualità organica della mobilità sostenibile a Bologna, ricadono nella stessa ipocrisia. La grande Opera la realizzano tutti coloro che quotidianamente scelgono di pedalare la città”. E Annicchiarico ricorda: “che il comune ha firmato la carta di Bruxelles che prevede il 15% della mobilità cittadina sia costituito da biciclette. Le polemiche nei confronti dell’eco-dittatura per noi sono del tutto strumentali, anzi: aspettiamo la pedonalizzazione con ansia, tanto esaltata dal nostro caro assessore Colombo”.
Il messaggio che il popolo delle due ruote a pedali vuole lanciare è che “occorre ripensare radicalmente il modo di abitare questo pianeta, e dunque, il modo di attraversarlo e di muovercisi dentro”. “Stare su una bicicletta ti permette di vivere anche in maniera più partecipata gli spazi urbani”. La Critical mass finirà in una grande festa Human Motor al centro sociale Xm24, in cui questa forma di protesta civile ha avuto inizio.