Per ora non appoggeranno nessun big candidato alle primarie. "Vogliamo che le decisioni nascano dai cittadini, dai loro reali bisogni e necessità", spiega la loro portavoce Acciardi, "ora è presto per parlare di candidati, iniziamo a metterci in gioco, poi vedremo. Un’alternativa vera al fallimento del liberismo è possibile"
E’ nato proprio oggi il movimento Pbc, ovvero Parma bene comune, al circolo Zerbini in quell’Oltretorrente simbolo della resistenza dei cittadini: “Il nostro timore è che tutti cambi perché nulla cambi – spiega Maria Acciardi, una delle fondatrici – Per quello vogliamo impegnarci attivamente noi: siamo attivi da anni, abbiamo combattuto contro decisioni ingiuste e difeso la nostra città. Ora è giunto il momento di proporre un’alternativa”.
Il movimento non appoggerà nessun big, né da una parte né dall’altra: “Non vogliamo che si ripetano i poteri forti, vogliamo davvero cambiare qualcosa. Il nostro scopo sarebbe quello di riunire tutti i partiti minori, o comunque quelli liberi che esprimono il vero malumore delle persone, elaborando un programma che tratti dei punti fondamentali. Ovvero che tuteli la cultura, la storia, i servizi pubblici, del lavoro, rifiutandosi di far pagare ai cittadini i debiti del Comune, sviluppando il welfare pubblico, integrando centro e periferie”. Un modo per ripartire da zero.
Inizialmente l’idea era quella di trasformare gli indignados parmigiani in un organo di controllo costante fisso, che impedisca ai futuri amministratori di non mettere al primo posto l’interesse dei cittadini. Proprio a questo scopo, era stato creato un ‘laboratorio per l’auto governo’: un gruppo di persone che volevano tornare a parlare di politica, a fare politica per il bene della città, e a proporre alternative e non solo proteste. “Vogliamo che le decisioni nascano dai cittadini, dai loro reali bisogni e necessità e per il loro bene”, spiega Acciardi.
In questo gruppo ha confluito una parte della piazza, il movimento che costrinse alle dimissioni Vignali, conquistandosi il titolo di indignados italiani: “Non ci siamo tutti, alcuni non hanno voluto scegliere di avere una parte attiva – prosegue la donna, più volte fotografata con pentole, velo da vedova e maschere per le proteste contro la corruzione -, ma rispettiamo comunque le loro posizioni. Noi ci proviamo. E ci proviamo cercando di vincere, perché la storia non si ripeti. Ora è presto per parlare di candidati, iniziamo a metterci in gioco. Poi vedremo. Un’alternativa vera al fallimento del liberismo reale è possibile”.