Da ministro dello Sviluppo Economico a rappresentante di Corrado Passera e "degli interessi italiani nei due scenari di guerra". In programa un viaggio a Baghdad, Kabul e Herat
Va detto che Romani non è esattamente uno sconosciuto dalle parti di Kabul. Nei mesi scorsi si era recato per ben tre volte in Afghanistan: in gennaio, in aprile e poi in luglio. Un attivismo piuttosto insolito per un ministro che, almeno in teoria, dovrebbe avere un sacco di cose da fare anche a casa propria. Tanto è bastato però per trasformare Romani in un “tecnico” indispensabile per gli interessi italiani in quei due scenari di guerra. Ed ecco, allora, la nomina dell’ex titolare dello Sviluppo economico. Una nomina che non ha precedenti nello storia politica italiana. Non era mai successo che un ministro affidasse un incarico di questo tipo al suo predecessore. Eppure, ecco qui, è tutto nero su bianco in un documento di cui il Fatto Quotidiano è entrato in possesso. “Le rendo noto – si legge nella lettera d’incarico – che ho nominato l’On. Paolo Romani mio rappresentante personale per l’Afghanistan e l’Iraq, in considerazione del rilevante interesse che questi due Paesi rivestono per le imprese italiane”. Firmato: Corrado Passera. La comunicazione, datata 30 novembre, è stata inviata al sottosegretario alla presidenza del Consiglio Antonio Catricalà e ai ministri della Difesa, Giampaolo Di Paola, e degli Esteri, Giulio Maria Terzi di Sant’Agata.
Detto, fatto: già nei prossimi giorni Romani partirà per un viaggio che toccherà Baghdad, Kabul ed Herat, il capoluogo della regione dove è schierato il contingente militare italiano. “È un incarico circoscritto e limitato a questo viaggio”, minimizza Passera. “C’era da completare il lavoro iniziato personalmente da Romani nei mesi scorsi e quindi ho ritenuto opportuno affidare a lui l’incarico di rappresentare il governo italiano”. Insomma, una nomina a tempo destinata a esaurirsi presto. Romani, però, sembra pronto a una missione di ben più ampio respiro. Contattato dal Fatto Quotidiano, l’ex ministro premette che lavorerà “gratis” (“lo faccio per il mio Paese”) e poi spiega che il suo incarico “non ha un orizzonte temporale definito”.
È cominciato tutto il giorno stesso del passagio delle consegne tra i due ministri. Sostiene Romani: “Ho raccontato a Passera, che conosco da molti anni, dei miei viaggi a Kabul ed Herat e gli ho spiegato l’importanza del lavoro che avevo avviato”. Da quelle parti “c’è molto da fare – insiste – e l’Italia può dare un contributo determinante per rimettere in piedi l’economia di due Paesi devastati dalla guerra”. Qualche esempio? Eccolo. C’è l’aeroporto di Herat da ricostruire (“da lì possono partire ogni anni centinaia di migliaia di pellegrini verso La Mecca”, dice Romani). E poi l’industria mineraria e anche quella del marmo. Infine, in Iraq, c’è la nuova diga di Mosul e la raffineria di Kerbala. In ballo c’è anche un prestito di 130 milioni di euro che il governo italiano potrebbe concedere a quello di Kabul.
Passera minimizza: “Sono state le aziende stesse che hanno partecipato alle prime missioni a chiedere che Romani potesse ancora rappresentare il governo. E non vedo perchè non avrei dovuto accontentarle”. Nella lettera d’incarico, però, non si fa cenno all’eventuale data in cui l’incarico dovrebbe considerarsi esaurito anche se, in effetti, si menziona soltanto un prossimo viaggio in Iraq e Afghanistan che dovrebbe svolgersi tra il 10 e il 15 dicembre. Passera taglia corto. “È una questione di poche settimane al massimo – dice il ministro – quanto basta a completare l’ottimo lavoro che Romani aveva incominciato nei mesi scorsi”. Poi c’è la questione dei rapporti personali. “Ho più volte incontrato il presidente afghano Hamid Karzai – racconta l’ex ministro berlusconiano – e anche il governatore della regione di Herat”. Come dire: non potevamo permetterci di cambiare interlocutore. Insomma, Romani torna in pista a grande richiesta di afghani e iracheni. E Passera ci mette la firma. E la faccia.
da Il Fatto Quotidiano del 9 dicembre 2011