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Algeria, separatisti di Al Qaeda rivendicano rapimento di Rossella Urru

Da un mese e mezzo la volontaria italiana e i due spagnoli portati via dal campo profughi di Tindouf lo scorso 23 ottobre sono nelle mani di un gruppo di dissidenti dell'Aqmi (gli ex Salafiti per la Predicazione ed il Combattimento)
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Rossella Urru, la cooperante italiana rapita in Algeria insieme a due colleghi spagnoli

Un gruppo riconducibile ad Al Qaeda ha rivendicato il rapimento di Rosaria Urru, la cooperante italiana ventinovenne che è stata portata via dal campo di rifugiati saharaoui di Tindouf (Algeria) il 23 ottobre scorso. Oltre alla donna, erano stati sequestrati altri due volontari spagnoli, Ainhoa Fernandez de Rincon e Enric Gonyalons. Alcuni dissidenti dell’Aqmi (che proprio ieri aveva negato di aver avuto un ruolo nel rapimento) hanno annunciato di avere nelle proprie mani la volontaria italiana e i due giovani spagnoli. La trascrizione della rivendicazione è stata letta da un portavoce dei dissidenti che non ha fornito alcun motivo per la divisione da Aqmi. Il gruppo è comunque noto alle forze di sicurezza della regione il cui nome tradotto dall’arabo significa “Movimento Unito per la Jihad in Africa Occidentale”. La rivendicazione giunge all’indomani dalla pubblicazione da parte di un’agenzia di stampa mauritana di una foto di cinque occidentali rapiti in due occasioni dal braccio locale di Al Qaeda, in cui non appariva la Urru. Nell’immagine si scorgevano i due ‘geologi’ francesi Serge Lazarevic e Philippe Verdon, e gli altri sequestrati un olandese, uno svedese ed un uomo con doppia nazionalità britannica e sudafricana.

A fine ottobre l’esercito algerino ha fermato otto persone accusate di avere legami con il gruppo dei rapitori: tra loro, a quanto si apprende, quattro avrebbero avuto rapporti diretti con il commando che ha eseguito il sequestro. Secondo i testimoni, i terroristi autori del sequestro “non erano armati”, ma “avevano dei complici sul posto, membri e simpatizzanti di Aqmi, che hanno fornito loro le armi” e li hanno aiutati a “trovare gli ostaggi”. Poi ha aggiunto che alcune di queste persone “indossavano l’uniforme del Polisario” (il movimento politico armato del popolo sahrawi attivo nel Sahara occidentale, ndr) e che proprio queste “hanno lasciato partire le auto che trasportavano gli ostaggi”. Rossella Urru, lavorava da due anni in un campo profughi che accoglie 150mila profughi saharawi, per la ong Cisp (Comitato italiano sviluppo dei popoli), attiva sul posto dal 1984. Ainhoa Fernandez de Rincon, cooperava invece con l’Associazione amici del popolo saharawi dell’Extremadura, e Enric Gonyalons per l’organizzazione spagnola Mundobat.

Secondo il direttore del Cisp, Paolo Dieci, “il sequestro ha a che vedere con la tensione nella regione, piuttosto che a dinamiche all’interno del campo”. “Condanniamo profondamente la grave operazione terroristica contro tre cooperanti che realizzano attività umanitarie per il popolo Saharaoui” aveva detto il responsabile della sicurezza della Repubblica araba Saharaoui (Rasd, autoproclamata), dopo il rapimento dei tre volontari. Proprio oggi, dalla Sardegna (terra di origine della cooperante italiana), era arrivato l’appello dei partecipanti alla fiera “Sardegna solidale” riuniti a Cagliari: “I volontari mandano un messaggio di vicinanza e solidarietà alla famiglia e chiedono alle autorità competenti di intraprendere tutte le iniziative necessarie per la liberazione della giovane. Ci impegniamo a diffondere l’appello in tutte le manifestazioni e iniziative promosse dal Volontariato fino a quando non si raggiungerà l’esito da tutti auspicato”.

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