È stato arrestato con l’accusa di detenzione illegale d’arma da fuoco e denunciato per tentato omicidio un tarantino di 47 anni residente a Bologna. Sarebbe lui, in base a quanto ha confessato agli agenti del commissariato Due Torri e della sezione omicidi della squadra mobile, ad aver sparato nella notte tra il 7 e l’8 dicembre a Vincenzo Gerardi, un estremista di destra di 29 anni già noto alle forze dell’ordine, ferito a una gamba da un colpo d’arma da fuoco.
Secondo le dichiarazioni raccolte dalla polizia, l’uomo avrebbe agito per fermare il giovane, un facchino noto negli ambienti neofascisti con il soprannome di “Miccia”, e due amici che erano con lui, anche loro militanti nelle file dell’estrema destra. Tutti e tre avevano esagerato con l’alcol arrivando a ripetuti episodi di molestie verso gli avventori di una birreria, soprattutto quando si trattato di alcune studentesse universitarie.
I fatti sono avvenuti in zona Pratello, una via del centro storico di Bologna molto frequentata la sera vista la densità di locali pubblici e birrerie. A farsi avanti invitando i giovani a smettere e ad andarsene il tarantino, che per vivere fa il cameriere. Tra quest’ultimo e i tre ne è nato un primo alterco e deve essere volata anche qualche manata, ma la rissa sembra rientrare quando l’uomo se ne va. Nel frattempo i neofascisti si spostano in una strada vicina, via Pietralata, ed è lì, sotto i portici, che li ritrova il tarantino tornato a cercarli. Questa volta ha una pistola, una 357 Magnum Colt Python infilata sotto la giacca.
All’inizio il suo obiettivo sarebbe quello di intimidire il terzetto, non far fuoco, ma dopo averla mostrata viene di nuovo malmenato e finisce a terra. I tre fanno per andarsene e l’uomo, secondo quanto ha dichiarato agli inquirenti, esplode tre colpi verso il selciato. Dunque un proiettile, di rimbalzo, avrebbe raggiunto Gerardi alla coscia ferendolo superficialmente e non toccando nessuno dei principali vasi sanguigni della gamba.
Il ferito, rimasto solo (i suoi due amici hanno preso la via di casa), se ne accorge però solo dopo qualche decina di metri, quando è già arrivato in via San Felice, poco distante dal luogo della sparatoria. A quel punto chiede aiuto a un passante, che avverte il 118. Gli agenti della squadra mobile, che raggiungono l’ospedale Maggiore dove Gerardi è stato portato, devono aspettare un paio d’ore prima che l’effetto dell’alcol inizi a scemare e l’uomo possa rispondere alle loro domande.
Nel frattempo sono partite le indagini, coordinate dal pubblico ministero della procura della Repubblica di Bologna Stefano Orsi. Si cercano testimoni (almeno al primo alterco avrebbero assistito decine di persone), vengono sentiti i gestori dei locali pubblici e il procuratore aggiunto Valter Giovannini lancia un appello perché chi ha visto qualcosa, anche in forma riservata, dia le informazioni di cui è in possesso.
Poi la svolta. Intorno alle 21 di ieri sera, lo sparatore si presenta al commissariato Due Torri. Dice di aver trovato la rivoltella che deteneva illegalmente lungo il greto di un fiume sugli Appennini, nei pressi di Sasso Marconi, e di essere andato a casa a prenderla solo per essere più “convincente” nel voler far allontanare i tre giovani. Ma poi la situazione è degenerata.
Al momento la versione dell’uomo, giudicata verosimile dagli inquirenti, è comunque in via di verifica. Quindici giorni la prognosi per il ferito, che stavolta è parte offesa, ma che in passato si era fatto conoscere a polizia e magistrati per aver creato un’organizzazione di stampo neonazista e per il pestaggio di cittadini stranieri e apparenti militanti di sinistra. Proprio per questo è in corso un processo a suo carico. Nella centralissima piazza della Mercanzia, nel novembre 2008, aveva malmenato alcuni ragazzi di sinistra e, oltre a un Daspo (il divieto di ingresso allo stadio), la vittima è segnalata per danneggiamento, rissa e ricettazione.