Due intercettazioni agli atti dell'inchiesta di Brescia sugli appalti Bre.Be.Mi, raccontano i momenti prima, durante e dopo la consegna della mazzetta al dirigente Arpa che la girerà al vice presidente del consiglio lombardo Nicoli Cristiani
“L’unico problema è che se arriviamo là figa a star fermi così qualcuno ci dice apra la cassetta….”. Pierluca Locatelli sa molto bene il rischio che corre. Certo qualcuno, magari un finanziare o un poliziotto, frugando in auto potrebbe chiedergli conto di quei centomila euro in contanti. La moglie Orietta, allora, prova a rassicurarlo: “Andremo a fare un giro”. Il dialogo si svolge in macchina. E ha un convitato di pietra: i carabinieri di Brescia che ascoltano in cuffia la consegna in diretta della tangente. L’intercettazione sta agli atti dell’inchiesta che il 30 novembre scorso ha portato in carcere lo stesso Locatelli, patron dell’omonima ditta di trasporto e movimento terra, oltre al vice presidente del consiglio regionale lombardo e un dirigente dell’Arpa Lombardia.
L’obiettivo di Locatelli è chiaro:pagare centomila euro per ottenere 15 milioni. Un buon affare in fondo. Peccato che il risultato finale sia legato alla mazzetta. Destinatario: il vicepresidente del consiglio regionale lombardo Franco Nicoli Cristiani. Intermediario: Giuseppe Rotondaro dirigente dell’Arpa Lombardia. Pacchetto consegnato e risultato ottenuto. Per Locatelli significa trasformare un terreno di sua proprietà in una discarica di amianto. Siamo a Cappella Cantone in provincia di Cremona. E il via libera burocratico oliato a suon di euro libera una mutuo milionario. Il progetto, però, viene scoperto dagli investigatori. Eppure quello che resta sono due intercettazioni ambientali che testimoniano la tangente in diretta. I timori di chi si ritrova a dover pagare e poi la consegna. Il tutto registrato e fotografato dagli investigatori.
Ecco allora i fatti. Il 26 settembre 2011, Locatelli e consorte sono in auto. L’Audi Q7 corre rapida verso l’appuntamento fissato: il casello autostradale di Capriate San Gervasio in provincia di Bergamo. Là arriverà anche Giuseppe Rotondaro incaricato di prelevare il contante da girare al politico. Annotano i carabinieri: “La prima delle due ambientali, registrata a partire dalle ore 10.16, è fondamentale poiché è chiaramente percepibile come i due siano in possesso di una importante somma di danaro, che la donna sta sistemando”
Locatelli è visibilmente preoccupato. L’appuntamento è fissato per le 10 e 30. E loro sono in anticipo. Non è una bella cosa, visto che i caselli dell’autostrada spesso sono pattugliati dalla polizia. E un’auto ferma, a occhi esperti, può destare qualche sospetto. “E’ un po’ presto”, dice, infatti, la moglie Orietta. Che poi cerca il denaro: “Dove li hai messi?”. E ancora: “Li metto dentro agli altri venti?”. Insomma, in auto l’atmosfera è tesa. Locatelli lo dice: “Sei ansiolitica”. La moglie quasi si sorprende: “Perché si vede?”. Il marito: “Ormai ti conosco”. Quindi racconta che oltre ai centomila che stanno trasportando, dovrà darne altri dieci. “Tra l’altro ne ho pure centodieci da dargli”. Si tratta di una mini-mazzetta aggiuntiva da destinare allo stesso Giuseppe Rotondaro per la sua opera di mediazione.
In quel momento, però, Orietta Rocca non sa bene chi dovranno incontrare al casello. Giunti a destinazione Locatelli esclama: “Non c’è nemmeno la Finanza qua fuori. Sei pure fortunata. Che fuori dai caselli è facile trovarla”. La donna: “Fanno bene ad esserci”. Locatelli: “Ti caghi sotto”. Poi improvvisamente Orietta Rocca, seduta sul sedile del passeggero si abbassa. “Che fai? Ti nascondi?”, le dice il marito. Davanti a loro c’è infatti un uomo seduto a bordo di una suv della Mercedes. La donna pensa sia lui il contatto. “Non è quello lì che ti sta guardando?”. Ma non può essere lui, perché, dice Locatelli “non ha mai avuto la mercedes ML”, lui ha “l’Audì o la Smart o la vespa rossa. L’ultima volta è venuto con la vespa rossa”.
A questo punto Locatelli illustra alla moglie chi è Giuseppe Rotondaro. “Oltre a essere il portavoce di Nicou”, nome che i carabinieri traducono in Franco Nicoli Cristiani, “è anche il vicedirettore generale dell’ Arpa Lombardia”. La donna, però, pare poco interessata alla caratura del personaggio. Piuttosto vuole capire come avverrà la dinamica della consegna del denaro. “Sale in macchina?”, chiede. Locatelli la rassicura: “Vado io!”. Annotano i carabinieri: “Si sente chiaramente l’apertura e la chiusura della portiera poiché Locatelli scende dall’auto”. Si legge ancora ai margini del brogliaccio: “La registrazione continua comunque poiché i soggetti rimangono vicini alla macchina. In questa fase Locatelli presenta Orietta Rocca a Rotondaro”.
Quindi il discorso entra nel vivo con l’imprenditore che si scusa con il dirigente Arpa per non aver portato anche la sua parte di torta. “Eh va be qual è il problema”, lo rassicura Rotondaro. Locatelli ci tiene e precisa: “Se vuoi passare lì da Grumello (…) c’è ancora una cassettina di vino”. Quindi il discorso si sposta sulla contabilità della mazzetta. “Spiegazione – scrivono i carabinieri – che lo stesso Rotondaro dovrà dare al destinatario finale dalla somma”. In sostanza, dice Locatelli, “cinquanta li diamo noi, sessanta te li do io!”. Secondo i magistrati in quei primi 50mila euro c’è anche il denaro “dei fratelli Testa, impegnati unitamente a Locatelli nella società Cavenord” proprietaria “della ex cava adibita a discarica”. A chiudere l’intero incontro comprensivo di tangente, è sempre Orietta Rocca: “Li ho contati un sacco di volte – dice a Rotondaro – . Spero che siano giusti. E glielo dico, se manca qualche cosa…di dirmelo”.
I tre si salutano. Rotondaro se ne va. E i due risalgono in macchina. L’ultimo atto di questa cronaca in diretta della tangente spetta sempre a Locatelli che alla moglie spiega la caratura dello stesso Rotondaro. “Questo ha il potere vero che è diverso da Rossano”. Ovvero Rossano Breno presidente della Compagnia delle Opere di Bergamo. “Perché questi (i Rotondaro di turno) arrivano al punto”. Al contrario degli altri (come Breno) “che sono capaci anche di dare le botte da sopra, con Formigoni e tutto” però “se i funzionari non lo fanno, non puoi mica obbligarli”
RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO
Faccio riferimento al Vs. art. del 12.12.2011 riguardante l’inchiesta della procura di Brescia sulla questione Locatelli-Bre.Be.Mi. per comunicarVi che erroneamente avete menzionato tra i soggetti che avrebbero versato parte della tangente al Vicepresidente della regione Lombardia, una certa Fratelli Testa. Essendo io figlio del titolare della predetta società Vi informo che tale riferimento è errato e privo di fondamente non avendo mai avuto a che fare la Fratelli Testa Srl (con sede in Cossali n. 45, Ghisalba – BG), con la questione in oggetto. Supponendo che si tratti di un caso di omonimia, Vi invito a rettificare con apposito articolo quanto da Voi erroneamente scritto. Ciò detto faccio presente che il consiglio di amministrazione valuterà se procedere o meno nei Vs. confronti sia sul piano civile che penale per la tutela dei propri diritti.
Distinti saluti, Fratelli Testa Srl-Dott. Giuliano Testa
REPLICA
Nell’articolo ci siamo limitati a seguire quanto scritto nelle informative dei carabinieri di Brescia che testualmente annotano: “I fratelli Testa a vario titolo sono legati alle “Cave Nord” di cui anche il gruppo Locatelli è socio”. Nessun riferimento, dunque, alla omonima srl di via Cossali Ghisalba – Bergamo
articolo aggiornato dalla redazione web il 14 dicembre 2011 alle ore 15.06