“Guarda là: c’è un mondo intero ai nostri piedi!”, dice emozionato lo spazzacamino del film Mary Poppins, sopra i tetti di Londra, “Chi lo vede così, a parte le stelle, gli uccelli e gli spazzacamini?”
Nessun altro. La città multiculturale per eccellenza non è più l’isola felice per coloro che vogliono trovare lavoro e al tempo stesso imparare e perfezionare l’inglese. Conciliare i due propositi per i giovani italiani sta diventando sempre più difficile rispetto a qualche anno fa. La Gran Bretagna sta registrando infatti il tasso di disoccupazione più alto dal 1992 (8,3%), mentre per i giovani la percentuale ha già toccato il 21,9%.
“Ve lo dico in tre parole: non si campa”, scrive Gelsomino partecipando a un dibattito nel gruppo Facebook Italiani a Londra. “Sono qui da 7 anni, all’inizio guadagnavo 2.400 sterline lorde al mese, avevo una casa gigante con giardino e un Bmw. Adesso devo lasciare l’Inghilterra per motivi economici e sto valutando l’idea di tornare in Italia”.
Non è il solo. Amanda è una mia amica e ha una laurea in Ingegneria. Ha lavorato in Spagna per la Siemens e in Svizzera per un’altra compagnia. L’unico lavoro che ha trovato in tre mesi è stato quello di cameriera in un ristorante: 40 ore alla settimana a 5 sterline l’ora (il salario minimo garantito è di 6,08 l’ora). Nel suo Paese, in Spagna, non l’avrebbe mai accettato. Ma qua non può permettersi di rifiutare. All’ennesimo turno extra non pagato ha mollato. Torna a casa per ora, forse invece a gennaio ci riprova con Londra.
E quelli che restano chi sono, che lavoro fanno, quanto guadagnano?
Molti Starbucks hanno personale italiano. In tutte le altre caffetterie, bar e ristoranti meno rinomati c’è almeno un italiano. È il primo lavoro per chi ha un livello discreto di inglese o qualche aggancio. Vanessa non ce l’ha proprio, ma una sera è andata in un’agenzia dove le hanno subito offerto un lavoro come cleaner negli alberghi. Di mattina pulisce le stanze, la sera frequenta un corso d’inglese. “Resterò qui fino a quando non imparerò bene l’inglese, poi magari farò un master e cercherò un lavoro consono ai miei studi in Economia”. Dopo aver vissuto due settimane in ostello, ha trovato tramite un’immobiliaria una stanza piccola e senza finestra per 130 sterline alla settimana che per disperazione ha dovuto pagare con i soldi di mamma e papà.
Le truffe sono ricorrenti. Il mattone è un business. Il tempo è denaro. Londra non è più l’Eldorado per chi vuole realizzarsi. Per costruire un progetto di vita professionale ci vogliono tanti risparmi e pazienza. Non tutti sono disposti a fare lavori che mai sarebbero disposti a compiere in Italia, ma per molti altri non c’è altra scelta. Sono tappe frustranti e deprimenti, ma alla fine si può vincere la sfida. In nome del patron oro inglese, la valuta di un mondo intero, il plusvalore di una generazione di laureati alla ricerca disperata di un impiego che corrisponda ai propri talenti. Chi si ferma è perduto. Ma quanto è dura e cara la vita nell’isola del lavoro che non c’è più…
di Laura Fois, 25 anni, laureata in Scienze Politiche, aspirante giornalista