Il settimanale Usa dedica la copertina di questa settimana all'amministratore delegato di Fiat-Chrysler. Nessun riferimento viene fatto alle vendite in calo in Italia (-1,7% nell'ultimo anno) e sul progetto "Fabbrica Italia", ancora poco definito
Vengono citati i dati su-Chrysler: il gruppo perdeva un miliardo al mese nel 2009, adesso i suoi profitti operativi sono di 5 miliardi, le vendite sono cresciute a novembre del 45 per cento grazie soprattutto alla Jeep Grand Cherokeee e al Pickup Ram. Non mancano gli aneddoti: dal pranzo a Ginevra nel 2004 con John Elkann, durante il quale dopo “to many grappas” arriva il sì al nuovo incaricato, a un intervento, appunto, alla Steve Jobs. Lo scorso inverno è quasi pronto lo spot con Eminem da mandare in onda durante la finale del Super Bowl, Marchionne “lo rivede quando è ormai praticamente ultimato e decide di cambiarlo. I due minuti del video – costati 9 milioni di euro – vanno dedicati unicamente a un modello: la rivisitata Chrysler 200”.
“Grande ammiratore della Apple, Marchionne sembra avere lo stesso dono di Steve Jobs, la capacità di una focalizzazione assoluta” è la chiosa. Eppure se tanto entusiasmo al di là dell’Atlantico sembra appoggiarsi sui numeri, poche e vaghe informazioni dedica Time alla situazione di Fiat in Italia. Niente viene detto sulle vendite, anche se i marchi della casa torinese sono in calo dell’ 1, 7 per cento nell’ultimo anno. Niente su modelli – che ancora non ci sono – in grado di innovare e imporsi sul mercato. Niente su Fabbrica Italia, i venti miliardi di investimento promessi ma senza nessun dettaglio che possa dare sostanza alla vision. Ma Time non è solo. Anche Fortune online ha tessuto le lodi di Marchonne che “fa prevalere il merito sul rango, l’eccellenza sulla mediocrità, la competitività sul campanilismo e la responsabilità sulle promesse”. Eppure in Italia molti – a partire dai lavoratori – ancora aspettano uno Steve Jobs dell’auto. Possono essere solo quindici minuti di pausa a dividere Torino da Cupertino?
da Il Fatto Quotidiano del 10 dicembre 2011