Il risultato del Consiglio Europeo di Bruxelles è tutto nei numeri. I tassi d’interesse restano a livelli insostenibili, che smentiscono gli obiettivi di bilancio del Governo, a cominciare dal mitico “pareggio” nel 2013. Mi scuserà Mario Monti se scrivo queste verità spiacevoli. Ma la gente – per quanto ignorante di economia – non è fessa; siamo in una società aperta: e le analisi circoleranno e si diffonderanno rapidamente. Qui non si tratta di teorie economiche, ma di aritmetica. O i tassi (spread) crollano nel giro di pochi giorni, o l’aritmetica ci condanna. Non solo: i mercati sanno dar di conto, e non è affatto inconcepibile che nei prossimi giorni tornino a stringere il nodo, accelerando la fine.

Poi c’è la teoria economica, che assieme all’esperienza storica ci suggerisce che l’austerità riduce la domanda, il Pil e le entrate fiscali. Noi non potevamo esimerci: ma chi compensa la domanda che la manovra toglie dal circuito? Nessuno. È dunque legittimo attendersi un peggioramento della congiuntura (-1,8% nel 2012) e dei conti pubblici. E c’è un terzo canale attraverso il quale il paese si sta impoverendo, mese dopo mese: il pesante deficit commerciale . Come si pensa di chiudere questo rubinetto, dato che non possiamo svalutare? Riduciamo i salari? O il costo del lavoro, a spese del contribuente?

Il paese ha il diritto di conoscere le posizioni che il Governo ha assunto in Europa e di valutare le prospettive della sua strategia. È vero che ha lasciato sola la Francia nella richiesta di un maggiore, decisivo ruolo della Bce? Si è unito alle richieste del G20 per una politica di stimolo nei paesi “con finanze pubbliche solide” e “in surplus commerciale”? Qual è la roadmap che ha in mente per gli spread da qui a Natale, da qui al 31 gennaio, da qui al 28 febbraio? Il paese vuole un parametro sul quale misurare il successo o il fallimento del Governo.

Se invece siamo ormai condannati al default (i mercati ce lo diranno nei prossimi giorni), è meglio affrettare questo doloroso passaggio, il corso forzoso e l’uscita dall’Euro – prima che gli spread e il buco nei conti con l’estero ci rovinino del tutto – anche a costo di urticare la sensibilità personale del presidente del Consiglio. Monti è parso prono di fronte a politiche europee recessive, a presunte regole della Banca centrale contrarie agli interessi nazionali e ormai schernite da tutto il mondo (al punto che gli economisti Usa discutono se la Fed debba umiliare pubblicamente la Bce, dichiarandosi “prestatore di ultima istanza” dell’Italia!). Tutto ciò per salvare una costruzione ideologica che chiamano “Europa”, a scapito dell’Europa reale, di carne e sangue, che siamo noi? Monti spieghi come ne usciamo, o tragga le conseguenze.

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