Aveva denunciato di essere stata violentata da due extracomunitari, ma stasera la sedicenne del quartiere Vallette ha ammesso di essersi inventata tutto. Nel frattempo, la fiaccolata di solidarietà organizzata per lei si è conclusa con l'incendio dell'insediamento di nomadi da dove sarebbero provenuti i responsabili di una violenza che non c'è mai stata
Sono stati alcune decine – forse cinquanta – i manifestanti che, mentre stavano partecipando al corteo di protesta, hanno abbandonato il resto della gente, hanno indossato cappucci per non farsi riconoscere e, armi alla mano, sono andati nel campo rom nei pressi della cascina Continassa, dove hanno incendiato baracche e roulotte abusive (almeno una ventina) con l’ausilio di bombe carta. Dopo aver fatto allontanare i nomadi che occupano il sito (circa un centinaio: sono scappati nei campi), hanno cominciato a distruggere strutture, camper e auto, appiccando il fuoco. Le fiamme hanno raggiunto alcune bombole del gas, esplose senza causare danni alle persone. Secondo testimoni, molti manifestanti avevano bastoni e hanno minacciato fotografi e operatori televisivi. “Abbiamo raggiunto l’obiettivo, abbiamo bruciato tutto” avrebbe detto uno di loro.
Dopo un paio d’ore, le fiamme sono state spente dai Vigili del fuoco. Stando ad alcune testimonianze raccolte sul posto, alcuni dei manifestanti che hanno dato fuoco alle strutture del campo, al grido “lasciateli bruciare”, hanno tentato di ostacolare i pompieri che, con l’ausilio dei Carabinieri, sono poi riusciti a raggiungere l’incendio. Da registrare anche scontri tra forze dell’ordine e partecipanti alla fiaccolata. Per fortuna, però, il bilancio parla di tanti danni, ma di nessuna conseguenza fisica per le persone coinvolte.
Dopo il rogo, il corteo si è sciolto definitivamente e la situazione è tornata alla normalità. La manifestazione, organizzata dai familiari della ragazza, era partito da piazza Montale e doveva raggiungere l’area del nuovo stadio della Juve. All’altezza della Continassa, dove si trova un campo nomadi, un gruppo di manifestanti si è staccato e ha dato vita alla barbarie. Il gruppo – stando alle testimonianze raccolte sul posto – è stato avvicinato dal fratello della presunta vittima, il quale ha parlato con i ragazzi che ne facevano parte (dicendo che la questione stupro doveva essere ancora chiarita) e li ha convinti a desistere dalla loro azione. Riuscendoci, tanto che i componenti si sono allontanati alla spicciolata dopo la notizia che la violenza sessuale era stata inventata di sana pianta. Anche il corteo – al quale secondo le forze dell’ordine partecipavano circa 500 persone – si è sciolto e la manifestazione si è così conclusa. Carabinieri e Polizia hanno identificato venti persone e arrestato un giovane di 20 anni e di un uomo di 59. Sono accusati di danneggiamento aggravato.
Immediata la reazione del sindaco di Torino, Piero Fassino, che ha condannato l’accaduto. “E’ assolutamente inaccettabile – ha detto Fassino – che si dia luogo a manifestazioni di linciaggio nei confronti di persone estranee ai fatti per la sola ragione che sono cittadini stranieri. Torino – ha aggiunto – è una città civile che ha saputo sempre rispettare ogni persona quale che sia il luogo in cui è nata, la lingua che parla, la religione che pratica. E’ dovere della nostra comunità – ha concluso Fassino – respingere chi vorrebbe precipitare la vita della nostra città nell’intolleranza, nell’odio e nella violenza”.
Facendo un passo indietro, la giovane aveva raccontato ai carabinieri di essere stata avvicinata da due uomini, probabilmente stranieri, mentre andava verso casa nel tardo pomeriggio di mercoledì. I due l’avrebbero costretta a entrare in un portone dove poi si sarebbe consumata la violenza. A soccorrerla era poi stato il fratello attirato dalle grida della ragazza e che aveva visto i due uomini allontanarsi. I carabinieri stanno ascoltando testimoni e indagando per ricostruire l’accaduto, ancora poco chiaro nonostante la smentita della sedicenne (a cui è stato rubato il telefono cellulare). Secondo la gente delle Vallette, però, i responsabili della violenza appartenevano al campo nomadi. Da questo dato di fatto, l’azione dimostrativa di stasera. Una violenza nata da una menzogna: non c’è stato nessuno stupro, non ci sono responsabili, rimane la reazione da censurare degli abitanti del quartiere.