I ricercatori dell'Istituto svizzero per la ricerca sperimentale sul cancro (ISREC) hanno scoperto che è la periostina a favorire la diffusione del tumore maligno e sperimentato le contromosse. Che sulle cavie da laboratorio funzionano. Ora toccherà ai test sull'uomo
Per diffondersi dal suo punto di origine in altre parti del corpo, il tumore ha bisogno di una proteina prodotta naturalmente dal nostro organismo. Si chiama “periostina“, conosciuta già da tempo per avere un ruolo importante nello sviluppo fetale e attiva negli adulti solo in organi specifici (ad esempio nelle ghiandole mammarie, nelle ossa, nella pelle e nell’intestino). Ma quando si è colpiti da un cancro è proprio questa proteina, inizialmente innocua, che prepara il terreno all’invasione delle cellule tumorali. A scoprirlo è stato uno studio dell’Istituto svizzero per la ricerca sperimentale sul cancro (ISREC), pubblicato sulla rivista Nature.
I ricercatori hanno isolato la proteina e hanno creato un anticorpo in grado di bloccarla sbarrando la strada alle metastasi. Nelle sperimentazioni condotte sui topolini non sono stati riportati effetti collaterali gravi. Ma per capire come funziona questa nuova strategia bisogna conoscere il meccanismo attraverso il quale si sviluppano i cosiddetti tumori secondari. Le metastasi si sviluppano quando le cosiddette “cellule staminali del cancro” riescono a trovare una sorta di “nicchia” entro la quale proliferare. Ma per farlo hanno bisogno della periostina che prepara quindi l’ambiente ideale che ospiterà le metastasi.
“Senza questa proteina, la cellula staminale del cancro non può dar luogo a metastasi”, ha spiegato Joerg Huelsken, autore principale dello studio. Il ricercatore, insieme al suo team di ricerca, è infatti riuscito a dimostrare che bloccando l’azione della periostina è possibile prevenire l’insorgenza di tumori secondari.
“Abbiamo sviluppato un anticorpo che aderisce a questa proteina, rendendola inoperativa, e speriamo in questo modo di essere in grado di bloccare il processo di formazione delle metastasi”, ha spiegato Huelsken. Sui topolini ha funzionato. Ora il prossimo passo è trovare un anticorpo analogo efficace e sicuro anche per gli esseri umani. Riuscire in questa impresa significa poter finalmente disporre di una nuova strategia terapeutica che riesce a confinare il tumore nel suo punto di origine, aumentando le possibilità per i pazienti di sconfiggerlo e sopravvivere.
di Emanuele Perugini per PianetaScienza.it