La legge 401 del 1990 permette al potente di turno di collocare ben dieci "personalità di chiara fama" nelle dieci più prestigiose capitali del pianeta. Le nomine sono biennali, rinnovabili per una volta. I politici ne approfittano per sistemare familiari, amici e collaboratori. E così a Madrid arriva la dirigente scolastica che non parla spagnolo
Nel sottobosco di nomine per “chiara fama” agli Istituti italiani di cultura si trova di tutto ma soprattutto amici, ex coniugi e parenti dei potenti. L’ex ministro Franco Frattini prima di lasciare il suo incarico ha messo a posto i propri collaboratori. Capolavoro a Parigi, dove lo scranno da 15mila euro al mese passa dal fratello di Giuliano Ferrara (Giorgio) a Marina Valensise, già giornalista del Foglio di Ferrara e corrispondente per Canale 5 da Parigi e (se non bastasse) anche sorella dell’ambasciatore a Berlino Michele Valensise. Quello che scorre tra il ministero degli Affari Esteri e le 352 sedi diplomatico-culturali all’estero è un fiume di denaro pubblico enorme, nel quale è difficile fare ordine e che ben si presta a celare privilegi concessi dalla politica con meccanismi clientelari e designazioni parentali. In particolare gli Istituti italiani di cultura (IIC) sono sempre stati il ricettacolo di una blasonata quanto paludata “parentopoli culturale”.
La nomina per via politica dei direttori è alla luce del sole, legalizzata grazie alla legge 401 del 1990 (art. 14 comma 6 ) che permette al potente di turno di collocare ben dieci “personalità di chiara fama” nelle dieci più prestigiose capitali del pianeta. Le nomine sono biennali e rinnovabili per una volta. “La parentopoli è da lungo presente al ministero degli Affari Esteri sia per soddisfare esigenze interne, non meno di quelle esterne, e ha assunto una rilevanza i cui effetti non si sono esauriti, talora contrassegnati da decisioni bipartisan, un criterio che il ministro Frattini non ha mai rinnegato, non senza dare notevoli opportunità al personale diplomatico di occupare, specie in Europa, posti di prestigio in ambito UE”, spiega un funzionario ministeriale dietro garanzia di anonimato.
Sta per essere perfezionata quella all’Istituto di Bruxelles di Federiga Bindi, che nulla ha a che fare con l’onorevole Rosy ma era collaboratrice diretta del ministro Frattini. A Londra primeggia da tempo una “esperta” di visual art ed un direttore di chiara fama mondiale, tal Carlo Presenti collocato nella capitale britannica a 16.500 euro al mese netti e del quale si ricorderanno le chiusure di biblioteche e di aule per l’insegnamento dell’Italiano (ci fu un articolo dell’Espresso in proposito). L’esperta di arti visuali, Rossanna Pittelli è la sorella dell’onorevole Giancarlo Pittelli (Pdl), indagato nell’inchiesta Poseidone da De Magistris, poi prosciolto per essere riportato a giudizio a Salerno dove l’ex pm lo ha denunciato per presunti tentativi di sottrargli le inchieste di Catanzaro. “Da queste parti è nota per le sue assenze dal posto di lavoro e per consulenze. Viaggia sui 10mila euro al mese”, dice la fonte diplomatica.
A New York offre le sue prestazioni quale “esperta di questioni culturali” la ex-moglie dell’ex ministro Bondi, Gabriella Podestà, per la modica cifra di 15mila dollari al mese. Si parla invece molto bene del direttore Riccardo Viale, anche se non sfugge il fatto che presieda la Fondazione Rosselli, che annovera tra i soci fondatori e coordinatori fior di politici, tra i quali i due Giuliano, Amato e Urbani. E ancora la politica ha portato a Mosca Angela Carpifave, amica personale dell’ex presidente del Consiglio Berlusconi. Un approdo non proprio felice visto che a 8 mesi dall’insediamento (come raccontava Repubblica nell’ottobre 2004), gli intellettuali russi inviarono un accorato appello allo stesso Berlusconi per la sostituzione a favore di un candidato capace di relazionarsi con il governo locale.
A breve scadranno le nomine per Tokyo e Pechino. Sono state inoltre registrate assegnazioni clientelari a Zagabria, in Brasile , in Argentina, a Tokyo e Kyoto, alcune delle quali hanno dato luogo a conflitti con il personale di ruolo, sfociati in ricorsi che hanno, temporaneamente, immobilizzato l’attività degli stessi Istituti e colpito l’immagine dell’Italia, con ripercussioni sfavorevoli nei circoli culturali dei paesi di accoglimento interessati alla produzione letteraria nazionale da destinare alle traduzioni linguistiche.
Non sono mancate le ingerenze del ministero della Pubblica Istruzione nel settore delle scuole italiane all’estero e la pretesa di funzionari di quel Gabinetto del ministro di chiedere la destinazione all’estero di propri congiunti, come è avvenuto recentemente per Madrid, ove si è provveduto ad assegnare una dirigente scolastica, senza possedere un’adeguata conoscenza dello spagnolo. “La signora si chiama Fechi ed è la moglie di uno stretto collaboratore dell’ex ministro Gelmini Murano“, racconta il funzionario. L’anomalia ha sollevato riserve da parte delle autorità spagnole. Ma anche in Italia dove il senatore di Fli Aldo Di Biagio ha chiesto con interrogazione scritta di sapere come fosse possibile venisse nominato in un istituto italiano all’estero qualcuno che non conosce neppure la lingua del paese di destinazione. “La risposta – racconta rassegnato – è stata a dir poco evasiva, ma la persona in questione è stata richiamata ai ruoli metropolitani, non senza dare un segnale negativo alle stesse autorità e comportando oneri non trascurabili a carico dell’erario nazionale”.
LA PRECISAZIONE DI MARINA VALENSISE
Caro Direttore, ho letto l’inchiesta del Fatto su parentopoli e la così detta casta diplomatica, in cui vengo chiamata in causa in riferimento alla nomina di direttore dell’Istituto italiano di cultura di Parigi. Al fine di completare il quadro per i suoi lettori, segnalo che oltre a collaborare al Foglio, e aver coperto nel 2007 le presidenziali francesi per il Tg 5, ho vissuto per una decina d’anni a Parigi. Dopo la laurea con Giovanni Macchia in letteratura francese alla Sapienza, ho collaborato al seminario di François Furet e Mona Ozouf sulla rivoluzione francese all’Ecole des Hautes Etudes en Sciences Sociales. Lì, nel 1991, ho conseguito il dottorato di ricerca con una tesi sulle origini teologiche del concetto di sovranità.
Ho tenuto seminari e conferenze all’Università di Chicago e all’Harvard University. Ho vinto una borsa della Humboldt Stiftung, alla quale ho rinunciato per entrare nel gabinetto del Ministro dei beni culturali, Alberto Ronchey. Ho scritto saggi per le “Annales E.S.C.”, rivista fondata da Marc Bloch e Lucien Febvre, per il “Journal of Modern History”, per la “Rivista storica italiana”, diretta da Franco Venturi. A Parigi, ho pubblicato varie antologie di documenti e saggi sulla storia del giacobinismo (Hachette 1986) e del liberalismo (Seuil-Gallimard 1991).
In Italia, ho curato l’edizione dei primi scritti politici di Benjamin Constant (Donzelli 1995) e degli ultimi saggi storici di Furet (Marx e la rivoluzione francese, Rizzoli 1989, Il passato di un’illusione, Mondadori 1995, Gli occhi della storia, Mondadori 2001, Le due rivoluzioni, Utet 2001), e ho tradotto alcuni saggi di William Hazlitt (Fazi 1997) e l’Emile di Jean-Jacques Rousseau (BUR 2010). Spetta a chi di dovere giudicare se questi requisiti, mie vere credenziali, siano sufficienti o meno a ricoprire l’incarico in questione.
Tanti cari saluti e auguri per l’inchiesta e il nuovo annno.
Marina Valensise