Parla l'ex direttore del settimanale Oggi, Pino Belleri, che mandò in edicola le immagini di Zappadu dall'interno di Villa La Certosa. "Lo scoop più caro della mia vita: ho pagato in tutti i sensi". Gli altri media utilizzarono il basso profilo: "L'ex premier e Bonaiuti dissero molte bugie, nessuno riprese la notizia e Belpietro mi attaccò"
“Fu il servizio più caro della mia vita. Quanto lo pagai? Tanto, in tutti i sensi. Non voglio fare il martire, ma gli scatti di Zappadu fecero tremare poltrone, consigli di amministrazione e famiglie. Che si ripercuotessero su di me, alla fine, era quasi inevitabile”. Aprile 2007. Santa Pasqua. Villa Certosa. Berlusconi è in compagnia di 5 ragazze. Angela Sozio, Barbara Pedrotti e altre tre di cui non si conoscerà mai l’identità. Prima di Ruby, D’Addario e Noemi Letizia arrivò la copertina di Oggi. Pino Belleri, direttore di allora (adesso consulente Rcs) titolò “L’harem di Berlusconi” e ironizzò sulle bagattelle. Per quei fotogrammi, con l’accusa di violazione della privacy, è a giudizio. Berlusconi ha deposto l’altroieri a Milano. Dell’anatomia del suo scoop: “Il più rilevante degli ultimi 4 decenni, al livello di Lady Diana. I Berlusconi sono stati la famiglia reale degli ultimi 20 anni”, Belleri ricorda tutto. Il prima e il dopo. Il volo e la caduta.
Cosa rimane oggi?
Il tempo rende tutto inutile. Sbiadisce il quadro. Lo relativizza.
Berlusconi si arrabbiò.
Moltissimo. Il materiale incrinò definitivamente un matrimonio già propenso al naufragio e giunse a neanche 2 mesi dalla lettera di sua moglie Veronica Lario a Repubblica. L’animatore del Family day, al centro di una sacra festa cattolica, impegnato a manipolare tette e a frugare tra le cosce non lasciò indifferenti.
Chi le portò le foto?
Zappadu. Saltai sulla sedia. Mi consultai con l’editore e poi decisi di procedere. Berlusconi e Bonaiuti inventarono balle incredibili. Dissero e fecero scrivere che ero il disgraziato direttore di un ‘pornosettimanale’ e a Villa Certosa era in corso solo un raduno di Forza Italia con i fidanzati delle delegate presenti.
Invece?
Se si esclude la sicurezza, non c’era l’ombra di un uomo. E Berlusconi non accompagnava le sue ospiti. Faceva altro. So di cosa parlo. Vidi tutti e 400 gli scatti, anche quelli di cui il garante della privacy, con nordcoreana rapidità, impedì in soli tre giorni la futura pubblicazione.
Subì pressioni.
Ci furono. A livello di direttori della mia azienda e per così dire, trasversali. L’azione fu violenta e io che sono rimasto un provinciale, calcolai male l’impatto. Credevo ne avrebbero parlato tutti. Invece il Corriere quasi nascose la notizia. Repubblica, dopo uno sciopero di due giorni si adeguò e l’unica a riprenderla fu Striscia la Notizia per dire che Berlusconi era un simpatico mandrillo.
Chi c’era a Villa Certosa?
Mai saputo. Se si scoprissero nomi e occupazioni passate e presenti dei partecipanti alla riunione del 2007 si spiegherebbero molte cose. Curiosamente, Berlusconi ha dimenticato i nomi di chi fu ospite della sua dimora.
Berlusconi sostiene che Zappadu potè fotografare dall’interno.
I difensori di Berlusconi usarono il satellite. Fecero un sopralluogo di parte dieci giorni dopo e senza altri testimoni. Parlarono di rami secchi. Lasciamo perdere.
Perché gli altri giornali ignorarono la notizia?
Non lo so. So solo che per sinergia mi precipitai al Corriere a informare il dottor Mieli. Lui convocò caporedattori e vice. Uscii da via Solferino e percorsi 400 metri. Mi chiamò un collega di Oggi. Era preoccupato. ‘Ha chiamato Belpietro. Dice che devi essere impazzito’.
Chi avvertì Belpietro?
Lo ignoro. Così come non sono mai riuscito a capire chi avesse informato Maria Latella che mi aiutò e a cui mi rivolsi per avvertire Veronica Lario della pubblicazione delle foto.
Cosa le disse?
Era alla Scala. ‘Ho già saputo, Pino’. Noi, anche per calcolo, provammo comunque a essere delicati. Il lettorato di Oggi, cattolico e conservatore in gran parte votava Pdl e le foto di B. in estasi, con l’occhio strabuzzante erano già abbastanza volgari. A Mediaset, gli alti dirigenti mi chiamarono per manifestare ‘pena’.
Foto innocenti?
Devastanti. Una volta Corona mi disse che le ragazze del sultano giravano per Milano guidando le Mini. ‘Leggende metropolitane’ pensai. Invece le foto di Villa Certosa mi spalancarono l’orizzonte. Non erano solo la certificazione di una menzogna detta alla moglie e agli italiani. Erano di più. L’harem e il Berlusconi priapico esistevano. Non potevo ancora immaginare il bunga-bunga intorno alla lap dance, le 30 olgettine e il resto. Ma ci saremmo arrivati.
Cosa è stato per noi Berlusconi?
Un po’ Casanova, un po’ D’Annunzio, un po’ Alvaro Vitali. Un pezzo di storia. Un italiano. Ma non ne parli al passato. Non mi stupirei se tramontato il noiosissimo governo Monti, Berlusconi tornasse e rivincesse le elezioni.
Un anno e mezzo dopo lei fu destituito. Fu Villa Certosa a farle perdere il posto?
Non ho elementi per dire che l’avvicendamento fosse consequenziale, ma neanche per sostenere il contrario. So che vendevo 600 mila copie e oggi, nonostante certi rotocalchi Rcs vadano a rotoli, i loro direttori sono solidissimi.
A proposito. Lei tenne nel cassetto le foto di Sircana.
Feci un atto di lealtà verso Rcs che volle acquistare e poi non pubblicare e un gesto di compassione verso suo figlio. Un ragazzino che se avesse visto il padre vicino a un trans, avrebbe avuto seri problemi a scuola.
Tutto qui?
Per Sircana mi hanno impalato. Intervenne anche Cossiga e al presidente, rispondere era impossibile. Una carriera bruciata in 10 secondi. La mia. Nascosi le foto, ma non ero uno scemo e non mi vergogno. Ero e resto un professionista.
Fu un errore?
Sbagliai un rigore, ma questo, me lo concederà, capitava anche a Maradona. Belpietro mi pugnalò e poi disse: ‘Belleri ha agito in nome di interessi superiori’. Dovevano averlo ben relazionato.
Rifarebbe lo stesso?
Oggi lo gestirei diversamente, ricordandomi della regola aurea: ai concorrenti non si lascia niente. Accadde con Zappadu che minacciò: ‘Prendere o lasciare, altrimenti vado all’Espresso‘ e avrebbe dovuto valere anche per Sircana. Indietro, non si può tornare.
da Il Fatto Quotidiano dell’11 dicembre 2011