La notizia è arrivata dal Sappe, il sindacato autonomo di polizia penitenziaria: “I detenuti hanno gettato nei corridoi non solo bombolette di gas, ma anche bastoni, scope e generi alimentari – ha scritto il segretario Giovanni Battista Durante in una nota -. Poi hanno dato fuoco alle lenzuola, creando una grossa nuvola di fumo, tanto da intossicare il poliziotto in servizio nella sezione detentiva”. Visitato subito dai medici, l’agente ha avuto una prognosi di 15 giorni.
Il rischio ora è quello dell’effetto catena. Il sindacato infatti teme che le proteste possano estendersi anche in altre carceri del Paese, molte delle quali ormai da anni sono ai limiti del collasso. “È diventato difficile gestire la situazione – ha aggiunto Durante – a causa delle gravi difficoltà operative, dovute alla carenza di personale di polizia penitenziaria e al sovraffollamento dei detenuti”. L’emergenza sovraffollamento attraversa tutta l’Italia, rendendo gli istituti di pena invivibili sia per i detenuti sia per gli agenti che devono lavorare. I numeri diffusi dal Sappe riescono a dare un’idea delle proporzioni: oggi ci sono 68.047 detenuti, di fronte di una capienza di 45.636 posti. In altre parole: sono oltre 20mila in più le persone rinchiuse dietro le sbarre.
In questo contesto l’Emilia Romagna convive con una percentuale di oltre il 180%: i detenuti presenti sono 4.041, ma dovrebbero essere 2394. E alla carenza di strutture si somma quella di personale di polizia penitenziaria. “In Italia mancano 6500 persone, tra agenti, sovrintendenti, ispettori e commissari – si legge ancora nella nota del Sappe – in Emilia Romagna ne mancano 650. A Bologna 200. E Parma non è esente da questa drammatica situazione: mancano 170 agenti, in un carcere dove bisogna gestire oltre 50 detenuti sottoposti al regime del 41 bis. Ci sono molte persone detenute nel circuito di massima sicurezza, paraplegici, tossicodipendenti e detenuti comuni. Si tratta di una delle strutture più complesse d’Italia”