I cittadini tenuti all’oscuro degli accordi tra amministratori locali, denunciano: “Un sito di stoccaggio devasterebbe il nostro territorio ancora incontaminato. Lasciati soli, non siamo tutelati nemmeno dall’ente Parco”. Da lunedì trivelle in azione per la verifica dei siti
L’intenzione di portare una discarica in uno dei luoghi più incantevoli d’Italia, inserito dall’Unesco nell’elenco delle Riserve della Biosfera, risale in realtà al 2008: lo Stir (Stabilimento di tritovagliatura ed imballaggio rifiuti) di Battipaglia, in cui arrivano i rifiuti dell’intera provincia di Salerno (e non solo), in seguito all’intasamento e ad una serie di incendi di origine dolosa, si blocca. Per far fronte, dunque, alla momentanea emergenza, la Provincia di Salerno, guidata allora dal centrosinistra del presidente Angelo Villani, necessita di ulteriori siti di stoccaggio: il sindaco di Laurito, Filippo Carro, è tra i primi a rispondere e indica la macchia dei Rizzoli, un’area di pregio naturalistico, all’interno del Parco nazionale del Cilento, come possibile sito temporaneo per stoccare i rifiuti. Una discarica, da realizzare ex novo, all’interno di una riserva naturale incontaminata, a poche centinaia di metri dalle acque del fiume Mingardo. La “proposta indecente” viene accolta, anche se apparentemente accantonata. La Ue intanto pressa la Regione Campania affinché adotti dei piani più rigidi. Si arriva cosi all’estate 2011, nel frattempo alla Provincia di Salerno è arrivato Edmondo Cirielli. Lo Stir di Battipaglia va avanti a singhiozzo, Cirielli decide dunque di chiedere al Presidente della Regione Campania, Stefano Caldoro, un commissario per l’individuazione dei siti e la realizzazione di discariche nella Provincia di Salerno. Cosi sia. E come già avvenuto per la Provincia di Napoli, Caldoro nomina anche per la Provincia di Salerno il suo commissario: è lo stesso, il prefetto Annunziato (detto Tino) Vardè, da Vibo Valentia.
Il commissario, grazie anche alla collaborazione dell’Università di Salerno, individua i siti e prende contatti con gli amministratori di alcuni paesi: fra questi c’è Caggiano, al confine con il territorio lucano; c’è anche l’ipotesi di Codola, nel comune di Nocera Inferiore “ma ti pare che Cirielli, originario di Nocera Inferiore – fa notare ancora il portavoce del comitato Cilento oltre il rifiuto – faccia sorgere una discarica a casa sua?”; e poi c’è quell’area nel comune cilentano di Laurito, già offerto tre anni prima dal sindaco. Difesa da nessuno, se non dal giovanissimo sacerdote di Laurito e Montano Antilia, don Aniello Carinci, al quale nei giorni scorsi sono pervenute alcune lettere anonime di intimidazioni.
Neanche dal presidente di quell’ente che dovrebbe tutelare la zona: il silenzio del presidente del Parco Nazionale del Cilento, Amilcare Troiano, è stato sinora molto pesante. E così ora la macchia dei Rizzoli, dopo il documento (di appena 13 righe) firmato dal prof. Belgiorno dell’Univeristà di Salerno con cui viene accertata la fattibilità del sito – nonostante venga riscontrato un elevato indice di naturalità e biodiversità – diventa la candidata numero uno per una nuova discarica. In una riserva naturale. “Ad ottobre, sono arrivati in sordina – racconta Gianluca Lamanna – i tecnici di una ditta specializzata per i primi carotaggi. Temendo però di dover affrontare una cittadinanza agguerrita, come a Terzigno – prosegue l’attivista – non appena hanno capito che avevamo scoperto tutto, si sono dati alla fuga, abbandonando persino gli strumenti”.
“Ma che tipo di rifiuti arriveranno in questa nuova discarica?”, si chiede il comitato Cilento oltre il rifiuto. Sulla carta, garantisce il commissario Vardè, sarà Fos (o compost), la parte del rifiuto indifferenziato trattato in precedenza negli impianti adatti. Le direttive Ue infatti prevedono che gli Stir provinciali abbiano la linea di lavorazione del Fos. “Questo però, nella provincia di Salerno – spiega Lamanna – non esiste. La ditta che aveva preso l’incarico non ha eseguito i lavori per realizzare la linea di lavorazione del Fos”. A Laurito quindi sorgerà un discarica per Fos, anche se il Fos potrebbe non arrivare, perché lo Stabilimento di tritovagliatura ed imballaggio rifiuti di Battipaglia non lo produce.
La preoccupazione legittima, quindi è che nel Parco nazionale del Cilento, possa arrivare qualsiasi tipo di rifiuto. “Nel 2008 – ricorda Lamanna – un decreto autorizzava, in regime di emergenza e di straordinarietà, lo sversamento oltreché di rifiuti cittadini, anche di altri tipi”. La discarica inoltre sarebbe realizzata in project financing da un soggetto privato (pronto ad investire 15 milioni di euro), senza alcuna partecipazione pubblica. E la gente di Laurito e di Montano Antilia ora inizia ad avere paura: una discarica di quelle dimensioni (110.000 metri cubi) che ospiterà chissà quale rifiuto, rischia di avvelenare un territorio in cui la principale attività produttiva è legata al settore agricolo e lattiero-caseario (mercoledì prossimo a Roma, in Campidoglio, il presidente del Parco presenterà il fiore all’occhiello dell’intero Cilento: il Cacioricotta Caprino, prodotto da una piccola azienda, un presidio slow food, che dista 400 metri dal sito in cui sorgerà la discarica).
Anche in questo caso, i mali non vengono mai da soli: per consentire ai camion, provenienti da Battipaglia, di raggiungere la discarica, vista l’impervietà delle stradine che uniscono tra di loro i piccoli borghi, si pensa già a sventrare un bosco, per far spazio ad una lingua di asfalto. Nell’area dei Rizzoli, è previsto tra oggi e domani l’arrivo delle trivelle per i sondaggi e delle forze dell’ordine. “La protesta – promette il comitato Cilento oltre il rifiuto – non mancherà”.