“Sono versatili, si lasciano trasportare ovunque e non si lamentano, ne sistemiamo tantissimi tutti i giorni, in aziende e presso privati. Vi serve qualcuno che paghi l’una tantum perché altrimenti, con tutti gli evasori che ci sono, i conti non tornano? Eccoli lì, subito pronti. Pure a prendersi gli schiaffi al vostro posto durante una lite per strada o in tinello. I consumi? Grazie al premier Monti ormai più che contenuti, diciamo pure ridotti all’essenziale”.
Da parte delle agenzie di collocamento il coro è unanime: come capro espiatorio, i tartassati del ceto medio dipendente sono il massimo. Più li impadùli selvaggiamente più loro pagano puntualmente l’Irpef, l’Ici, le tasse sull’Iva da pagare per il gas (tutto vero: guardate bene la bolletta), le accise, le ‘acci sua e tutto quanto fa Repubblica Italiana fin dai tempi di Faust Bertinotti, il disobbediente più d’accordo del dopoguerra, quello che aveva lanciato lo slogan “Anche i ricchi piangano”, facendo passare l’idea che era giustissimo far convivere nella stessa aliquota “maximum premium” alla norvegese gente come Flavio Briatore, Vasco Rossi, Luca di Montezemolo e un qualsiasi quadretto d’azienda con vent’anni di anzianità.
Col governo risanatore dei professori il sistema è stato ulteriormente perfezionato ed è diventato oggetto di culto nei club sadomaso, dove la nuova Ici per le seconde case sarà sicuramente protagonista nelle serate più trasgressive del 2012, con bondage estremi di ingegneri consenzienti e conturbanti commercianti onesti, questi ultimi molto richiesti perché rari. Nell’ambiente si parla a mezza voce di un vero fenomeno della scena maso italiana, Angelo Meneghelli di Carpi. Rappresentante con esperienza trentennale nel settore della ceramica, già mister Irpef nel 2008 e 2010, nome d’arte “Divaricator”, vuol arricchire la sua performance compilando davanti al pubblico e inginocchiato su puntine da disegno il modulo per l’acconto Ici della sua casa vacanze di Cesenatico, una sontuosa dimora di 44 metri quadri con vista sul retro dell’hotel Vanessa.
Ma il nerbo della nazione è costituito da un ceto medio che obbedisce tacendo e non cerca le luci della ribalta, la soddisfazione di fare del bene pagando vagoni di tasse, ad esempio contribuendo all’utilissima e fondamentale missione militare in Afghanistan, è meglio del più inaspettato rimborso Irpef. Fare da capro espiatorio lasciandosi prosciugare docilmente il portafogli è una vocazione, un metodo sicuro per superare il senso di colpa dopo essere andati in pizzeria due volte nell’ultimo mese con moglie e figli e una volta anche al cinema. Un modo unico per capire meglio di qualunque altra categoria sociale che l’Agenzia delle Entrate da qualche buco deve pur passare. Grazie Italia meravigliosa.
di Andrea Aloi
il Misfatto, inserto satirico de Il Fatto quotidiano, domenica 11 dicembre 20