Dopo Parma la protesta arriva arriva anche nel carcere Dozza di Bologna, dove da due giorni i detenuti del reparto giudiziario battono le stoviglie contro le grate e i cancelli, e fanno scoppiare alcune bombolette di gas. Chiedono misure contro il sovraffollamento e a favore dell’amnistia.

Qualche giorno fa, le persone rinchiuse nell’istituto penitenziario di Parma avevano gettato bombolette del gas e cibo nei corridoi, e incendiato lenzuola, provocando l’intossicazione di un agente.

“Ancora una volta la Polizia penitenziaria e’ impegnata a mantenere la situazione sotto controllo – ha commentato Domenico Maldarizzi, coordinatore provinciale della Uil penitenziari di Bologna – il fiorire di tensioni interne al penitenziario e’ un problema aggiuntivo che il personale, già oberato dalle emergenze, deve affrontare in solitudine e con scarsi mezzi”. Inutile dunque costruire nuovi padiglioni, come previsto da un progetto della Regione, se “poi quelli che esistono già crollano per mancanza di fondi”.

La situazione alla Dozza, come in gran parte delle carceri italiane, è drammatica. Nato per ospitare massimo 502 persone, oggi ce ne sono in media 1050, più del doppio. Di queste circa 300 soffrono di gravi problemi di tossicodipendenza, e dovrebbero quindi poter usufruire di misure alternative alla detenzione. Ad aggravare la situazione la carenza di personale di polizia. In Emilia-Romagna ci sono duemila detenuti in più rispetto ai posti previsti e mancano 650 agenti. Mentre solo a Bologna mancano 200 persone.

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