Secondo l'Autorità, la società "ha posto in essere tre abusi in grado di causare un pregiudizio significativo alle dinamiche competitive dei mercati della raccolta pubblicitaria su mezzo televisivo"
L’Auditel ha rilevato gli ascolti, ma li ha rielaborati con il trucco. Di più: ha attribuito dati sbagliati anche “alle famiglie non dotate di apparecchi televisivi”. Con una prima conclusione: sovrastimare l’audiance delle tv che non vanno sul satellite. Da qua la multa arrivata dall’Antitrust: 1,8 milioni di euro. Sanzione per la quale, promette l’Auditel, ci sarà immediato ricorso al Tar. Secondo l’accusa dell’Authority la società ha ostacolato la pubblicazione quotidiana dei dati di ascolto di ogni canale. Dati, per altro, ripartiti per piattaforma.
Per l’Antitrust, infatti, dietro lo strapotere di Rai e Mediaset, c’è un sistema di misurazione degli ascolti televisivi che penalizza i canali, ad eccezione dei suoi due principali azionisti, proprio Rai e Mediaset. In questo modo vengono dirottati verso di loro i maggiori investimenti pubblicitari. Ma stavolta l’Auditel paga per “abuso di posizione dominante”. Secondo chi ha comminato la sanzione “i comportamenti anticoncorrenziali della società Auditel, denunciati da Sky, hanno causato un pregiudizio significativo alle dinamiche competitive nei mercati della raccolta pubblicitaria su mezzo televisivo, dell’offerta dei servizi televisivi a pagamento e dell’offerta all’ingrosso di canali televisivi”.
Secondo l’Autorità, la società che detiene una posizione dominante nel mercato della rilevazione degli ascolti televisivi in Italia, “ha posto in essere tre abusi in grado di causare un pregiudizio significativo alle dinamiche competitive dei mercati della raccolta pubblicitaria su mezzo televisivo, dell’offerta dei servizi televisivi a pagamento e dell’offerta all’ingrosso di canali televisivi, avvantaggiando i suoi principali azionisti, Rai e Mediaset”.
In particolare Auditel ha “ingiustificatamente ostacolato, a partire dalla seconda metà del 2009 e fino al mese di ottobre 2010, la pubblicazione giornaliera dei dati di ascolto televisivi relativi a ciascun canale, distinti per ciascuna piattaforma di trasmissione (analogica, digitale, satellitare e Tv via internet); ostacolato, dalla seconda metà del 2008 e fino al mese di gennaio 2010, la pubblicazione giornaliera dei dati relativi alla voce ‘Altre digitali terrestre’; erroneamente attribuito i dati di ascolto rilevati nel panel, nella fase della loro elaborazione, anche alla popolazione non dotata di apparecchi televisivi”. Relativamente a quest’ultimo abuso, scrive l’Antitrust, “Auditel dovrà comunicare entro tre mesi all’Autorità le misure adottate per la cessazione dell’infrazione”.
I comportamenti anticoncorrenziali sanzionati dall’Antitrust sono profondamente legati alla stessa governance di Auditel, una società privata controllata da Rai e Mediaset, che è impostata sullo stesso modello sin dalla sua nascita del 1986. Un sistema che rileva i comportamenti televisivi di un panel di 5.200 famiglie, circa 14.000 persone, e che in 27 anni non ha subito alcun cambiamento significativo. Quindi, di fatto, effettua un servizio in regime di monopolio. Anche se per questo servizio viene compensata da tutti gli operatori del settore.
Pochi giorni fa inoltre Sky Italia aveva denunciato il ritardo della pubblicazione dei dati di ascolto che ha effetti diretti sui ricavi delle tv coinvolte. In poche parole: decide le composizione dei palinsesti perché stronca o promuove le trasmissioni del piccolo schermo. I dati di ascolto infatti “determinano il successo o l’insuccesso di produzioni che coinvolgono un segmento fondamentale della creatività italiana, siano fiction, programmi televisivi, format innovativi, approfondimenti giornalistici”. E determinano anche gli investimenti pubblicitari: infatti “sui dati prodotti quotidianamente da Auditel si basa la valutazione della performance dell’intero mercato televisivo”, che impatta direttamente sui ricavi del settore, ormai “cruciale per la crescita economica del Paese in considerazione del ruolo fondamentale di traino che svolge la pubblicità per le imprese che hanno un prodotto da far conoscere ai consumatori italiani”.
Infatti l’Antitrust, che aveva avviato l’istruttoria alla luce di una denuncia di Sky, oggi ha scritto che “le condotte di Auditel hanno avuto un duplice effetto: da un lato hanno limitato fortemente le possibilità di crescita delle emittenti televisive che intendevano attuare strategie di erosione degli ascolti delle emittenti generaliste, anche diversificando le scelte di programmazione in funzione dei diversi comportamenti televisivi degli spettatori; dall’altro hanno protetto i canali delle principali emittenti generaliste dagli effetti negativi che sarebbero loro derivati dalla diffusione di informazioni sui dati di audience dei canali che si stavano significativamente riducendo a causa dei cambiamenti in corso. In questo modo Auditel ha garantito un vantaggio ai suoi maggiori azionisti (Rai e Mediaset), editori delle principali emittenti generaliste”. L’erronea attribuzione dei dati di ascolto anche alle famiglie non dotate di apparecchi televisivi “ha inoltre sovrastimato l’audience soltanto delle emittenti non trasmesse sul satellite, beneficiando in tal modo le tv dei principali azionisti di Auditel”.
Davanti alla multa, però, Auditel “resta convinta della correttezza del proprio operato”. E dichiara battaglia. “Una cosa è certa – puntualizza in una nota- Auditel presenterà ricorso al Tar del Lazio e confida in una integrale riforma del provvedimento”.