Uno striscione di Militia contro Gianni Alemanno

Associazione a delinquere, violazione della legge Mancino, azioni contro la comunità ebraica di Roma e del suo presidente Riccardo Pacifici, del sindaco della Capitale Gianni Alemanno, del presidente della Camera Gianfranco Fini, di quello del del Senato Renato Schifani, dell’ex presidente Usa George Bush e di cittadini romeni. E ancora: diffusione di idee fondate sull’odio razziale ed etnico, apologia di fascismo, deturpamento di cose altrui, procurato allarme e minacce alle istituzioni e ai loro rappresentanti. Sono queste le accuse con cui i carabinieri dei Ros di Roma hanno arrestato 5 militanti di estrema destra appartenenti a ‘Militia’ ed effettuato 11 perquisizioni nei locali del gruppo. In carcere, sono finiti Maurizio Boccacci (leader storico dell’estrema destra, 54 anni, residente ad Albano Laziale), Stefano Schiavulli (26 anni, di Roma), Giuseppe Pieristé (54 anni, di Ascoli Piceno), Massimiliano de Simone (43 anni, di Roma) e Daniele Gambetti, (26 anni, di Albano Laziale). Oltre che nella capitale, le forze dell’ordine stanno eseguendo perquisizioni anche in provincia di Napoli, a Perugia e Salerno.

L’operazione ”Lama” dei carabinieri, che costituisce lo sviluppo di un’indagine precedente, è coordinata dal pool antiterrorismo della procura di Roma. Gli arresti e le perquisizioni, sia locali che personali, sono in corso dall’alba e riguardano persone inserite tutte nell’estremismo politico di destra. Secondo le inquirenti, nei piani di Militia ci sarebbero state una serie di azioni violente da compiere ai danni di persone e istituzioni. Obiettivo degli estremisti? “Porre le basi di una guerra rivoluzionaria, contrapponendosi alle Istituzioni preposte alla repressione, che non riconoscevano” si legge nell’ordinanza di custodia cautelare. In tutto, sono 16 gli indagati, tra i quali figurano i 5 finiti in manette. Tra i denunciati a piede libero, invece, anche un sedicenne, accusato di apologia del fascismo per aver predisposto un “documento-relazione dedicato ai giovani”.

Due degli arrestati, inoltre, avrebbero agito “con il proposito di ricorrere alla violenza e di impiegare ordigni esplosivi per colpire gli obiettivi (come Riccardo Pacifici, presidente della comunità ebraica romana)”, ma nessuna azione di questo genere è stata poi messa in essere. Gli indagati, tra l’altro, sono accusati a vario titolo di aver diffuso “ideee fondate sull’odio razziale ed etnico”, sia attraverso la rivista bimestrale Insurrezione, sia “con striscioni, scritte murarie e manifesti, sia con riunioni e volantinaggio”. Il reato di apologia del fascismo si sarebbe poi concretizzato, si legge nell’ordinanza, attraverso una serie di iniziative finalizzate ad “esaltare principi, fatti e metodi del fascismo”. Il tutto con i soliti mezzi, ovvero attraverso la rivista e le scritte, ma anche utilizzando la “Palestra popolare Primo Carnera“, a Roma, “per svolgere l’attività di proselitismo e di indottrinamento politico”. Una struttura, la palestra, “impiegata anche quale base logistica per effettuare le attività proprie della ‘Organizzazione politica di stampo Nazional-Rivoluzionario’, con finalità antidemocratiche proprie del disciolto partito fascista e antimperialiste, denominata Militia“.

La strategia degli indagati, secondo l’accusa, era quella di costituire “una struttura politica più ampia”, sempre proiettata a “esaltare la violenza quale metodo di lotta, per fini xenofobi e antidemocratici”, cercando “ulteriori seguaci” (attraverso volantinaggio, “contatti in chat Skype e di persona”) e “alleanze con altri gruppi, come Avanguardia Lazio“, fino ad organizzare – per il 22 maggio 2010 – sempre nella ‘Palestra popolare’, una ‘Adunanza nazionale‘ “alla quale avevano aderito non meno di 87 ‘camerati’”: riunione poi saltata a causa di un altro intervento del Ros. Otto delle persone coinvolte, poi, sono accusate di aver dato vita ad una vera e propria associazione per delinquere finalizzata a compiere una serie di “azioni delittuose”: dai reati già indicati di apologia del fascismo e diffusione di idee fondate sull’odio razziale ed etnico, al deturpamento di cose altrui, alla ricettazione. Tutti gli episodi si sarebbero verificati a Roma nell’arco di un triennio, dal settembre 2008 (“momento nel quale Militia esordiva nella capitale con una serie di azioni delittuose, xenofobe, antisemite, dirette contro rappresentanti delle Istituzioni e della comunità israelitica”), fino al settembre 2011.

Come si diceva, tra gli arrestati figura Maurizio Boccacci, il responsabile organizzativo di Militia, che si definisce “soldato fascista senza compromessi”, confidando di ammirare “quello che Hitler ha fatto. Gli ebrei erano dei nemici che si opponevano ai suoi disegni”. Il suo è un nome di peso negli ambienti dell’estrema destra italiana. Ex militante di Msi, Fuan e Avanguardia Nazionale, compagno di scuola di Valerio ‘Giusva’ Fioravanti, a metà anni ’80 ha fondato il Movimento Politico Occidentale, di cui è il leader fino allo scioglimento per decreto nel ’93. I suoi trascorsi con la giustizia vanno dall’aggressione a un giovane di sinistra nel 1993, all’assalto nazi contro il centro sociale Break Out di Primavalle, fino agli incidenti da stadio. In tal senso, venne arrestato per alcuni scontri tra tifosi e forze dell’ordine che avvennero a Brescia e successivamente condannato a 4 anni e 2 mesi per “resistenza”, “lesioni aggravate”, “porto abusivo di armi”, “manifestazioni fasciste” e altro. Nel 1997 aggredisce un brigadiere all’interno del palazzo di giustizia per protestare contro il processo ai fratelli Ovidi, mentre due anni prima venne fermato mentre affiggeva manifesti con la scritta “Liberate Priebke”. Nel 1996 ha organizzato una manifestazione di solidarietà per Priebke fuori dal tribunale di Roma, dove si stava svolgendo il processo al gerarca nazista.  Nel 2008, Boccacci fu denunciato per alcuni striscioni, a firma Militia, contro Gianfranco Fini, Israele, il sindaco di Roma Gianni Alemanno e il presidente della comunità ebraica. Da quella denuncia è partita l’indagine sfociata nell’arresto di oggi.

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