L'operazione che oggi ha portato in carcere 28 persone racconta anche l'infiltrazione dei picciotti nel telefilm Squadra antimafia Palermo oggi. I padrini del mandamento di Porta Nuova ottenevano l'assunzione degli amici e spacciavano cocaina ai dipendenti della Tao due
“Questa serie Tv è la nostra fortuna: così facciamo lavorare gli amici degli amici almeno per altri cinque anni, che alla gente ci piace e noi gliela dobbiamo fare qua a Palermo”. A parlare degli affari che Cosa Nostra riusciva a fare con la fiction Squadra Antimafia Palermo Oggi è il boss di Porta Nuova Calogero “Pietro” Lo Presti, finito in manette stamattina a Palermo nella maxi operazione antimafia che ha portato all’arresto di 28 persone, decapitando di fatto i vertici del mandamento a cui era affiliato Vittorio Mangano. Durante le indagini, coordinate dal procuratore aggiunto Ignazio De Francisci , i Carabinieri sono riusciti a documentare l’interesse di Cosa Nostra per la nota serie televisiva di Canale 5 .
In un summit, avvenuto in una stalla nei pressi del cimitero dei Capuccini a Palermo, il boss Lo Presti esternava ai suoi sodali tutto il suo interesse per la fiction di Mediaset. Un interesse che doveva essere meno illecito possibile. “Senza domandare denari – diceva Lo Presti intercettato nella stalla – . A loro servizi ci dobbiamo fornire. E loro ripagano con piccioli e assunzioni… Comparse, pullmini, pasti… Ci siamo sistemati”. La famiglia di Porta Nuova riusciva in effetti a guadagnare collaborando con la Taodue, la società che produce Squadra Antimafia Palermo Oggi per Mediaset.
Gaetano Lo Presti, nipote del boss Pietro, collaborava infatti con la Taodue, dato che gli era stato affidato il servizio catering, l’accompagnamento degli attori, e si occupava anche di aspetti amministrativi per la società di produzione romana. “Per la famiglia di Porta Nuova era importante anche l’apporto Marcello Testa, socio della cooperativa Europalermo, alla quale la Taodue aveva affidato la gestione di alcuni servizi legati alla fiction”. In questa veste riusciva spesso a fare assumere come comparse parenti di affiliati al clan, come per esempio avveniva per il fratello di Giovanni Giammona, uno degli arrestati di stamattina.
Oltre ai “servizi” apparentemente leciti forniti alla fiction però, i boss non rinunciavano a taglieggiare i produttori della serie televisiva avanzando richieste estorsive. Lo Presti in un’ intercettazione telefonica del settembre 2010 racconta di aver contattato Filippo Teriaca, zio di Marcello Testa, per farsi versare dalla produzione della serie tv la somma di cinque mila euro, una sorta di estorsione una tantum, motivata con una laconica causale: “ci sono gli extra”, dice il boss intercettato.
La famiglia mafiosa di Porta Nuova riusciva poi a incrementare i profitti con la produzione della fiction fornendo anche altri tipi di “servizi”, molto meno leciti del catering e del trasporto. Il clan riforniva infatti di cocaina il set di Squadra Antimafia Palermo Oggi. Alcuni membri della troupe contattavano ripetutamente lo stesso Giummona, che era il pusher ufficiale della famiglia mafiosa. I contatti telefonici erano frequenti e spesso i tecnici della produzione utilizzavano un linguaggio in codice per ordinare dosi di droga a Giummona: “Mi servivano due fotocopie di una fotocopia”. A volte capitava anche che la qualità della droga non fosse buona. In quel caso anche le proteste erano in codice “la fotocopia mia non …non è uguale a … non si vede proprio! no, ma non è proprio uguale a quell’altre fotocopie, come mai?”. In certi casi i quantitativi di polvere bianca acquistata erano poi consistenti: “non lo so…vogliono una bella spesa” dice un membro della troupe di Mediaset annunciando a Giummona una grossa ordinazione.
Le indagini dei Carabinieri hanno evidenziato poi come la famiglia mafiosa avesse il suo peso anche in altro settore dello spettacolo: quello musicale neomelodico. Un genere molto apprezzato dai boss che però in certi casi hanno anche boicottato alcuni cantanti. E’ il caso del napoletano Vittorio Ricciardi, artista neomelodico molto apprezzato nei rioni popolari palermitani, che si era rifiutato di salutare i mafiosi detenuti durante una sua esibizione. Il boss Lo Presti, avvicinato dal manager di Ricciardi, è perentorio “fallo tornare a Napoli perché è un Carabiniere, gli dici: senti, tu qui a Palermo non puoi cantare più non con me!”. Un aneddoto che dimostra ancora una volta quanto sia importante per le famiglie mafiose il benessere dei detenuti. E’ lo stesso Lo Presti a confermarlo “se il carcerato è messo davanti la televisione… viene il cuore perché si sentono realizzati, si sentono pensati”.