I testimoni raccontano di un uomo bianco di mezza età che ha sparato ai senegalesi, due distinti agguati nella piazza del Mercato Centrale a Firenze. È stata usata una pistola 357 Magnum. Lo sparatore, che si è ucciso quando si è visto braccato dalla polizia, era iscritto a Casa Pound. Subito dopo a Firenze esplode la rivolta dei senegalesi, dando vita a un corteo, dal luogo dell’omicidio alla prefettura. In tanti hanno gridato “Italia razzista”. Così scrivono le agenzie del 13 dicembre e lanciano nel mondo il nome di Firenze, quello di “un uomo bianco” che ha fatto fuoco con un’arma da guerra, i nomi dei due morti e di tre feriti gravissimi. Il sindaco di Firenze ha dichiarato il lutto cittadino.
Ma tutto ciò accade due giorni dopo l’incendio di un campo nomadi a Torino, quando una spedizione notturna di uomini decisi a uccidere e bene organizzati sono andati a vendicare un falso stupro. Subito prima del rogo qualcuno ha gridato: “E se ci sono dei bambini?” e subito c’è stata la risposta, barbara e tranquilla: “Bruceranno anche loro”. E poi il rogo ha distrutto tutto, mentre uomini e donne, bambini e vecchi fuggivano nella notte. Il sindaco Fassino ha detto: “Questo è linciaggio”. Il governatore leghista Cota non ha avuto niente da dichiarare.
Intanto a Roma, nel pomeriggio del 12 dicembre, in una stradina tra via del Corso e via Ripetta una banda di uomini (mandati da chi?) ha cominciato ad aggredire, insultare e inseguire i giovani venditori neri di via del Corso. C’è stata una fuga precipitosa, ci sono foto dei passanti, ma nessuno sa se i giovani neri siano stati raggiunti. Gli aggressori volevano assumersi il compito di una “giustizia fai da te” tipo quella delle famigerate ronde? Per capire, occorre ricordare che il governo guidato dalla Lega aveva ordinato ricorrenti rastrellamenti di ambulanti immigrati in molte città italiane. A Roma, proprio in via del Corso, ho visto, ai tempi di Maroni, clamorose azioni coordinate di vari corpi di polizia che facevano retate di ambulanti, mentre poco lontano delitti di malavita avvenivano indisturbati quasi ogni giorno.
Ora la Lega se n’è andata e non conta nulla. Ma lascia il frutto marcio dell’odio coltivato a lungo nel silenzio dei partiti, dei media, di quasi tutti i vescovi, della cultura. Un messaggio spaventoso e tranquillamente tollerato che chiama a raccolta tutte le destre squilibrate. È giusto temere che sia solo l’inizio.
Il Fatto Quotidiano, 14 dicembre 2011