La Donati srl di Vicopisano, che rileverà marchio e macchinari, per chi rimarrà fuori prevede la cassa integrazione in deroga fino a tutto il 2013.
Resta però la nota dolente degli esuberi. Il piano industriale presentato dalla Donati non prevede infatti la riassunzione di tutti i lavoratori. Su 165 persone solo 90 avranno la fortuna di riprendere a lavorare da qui al 2014. Per chi resterà tagliato fuori è prevista la cassa integrazione in deroga fino a tutto il 2013. Ma se in Verlicchi ci saranno nuove assunzioni, la scelta ricadrà sugli ex operai dello stabilimento. Nel frattempo ci sarà la possibilità di attivare i fondi europei per la globalizzazione (Feg) per riconvertire chi non riuscirà a rientrare al lavoro. “Purtroppo non possiamo dirci pienamente soddisfatti perché non tutti saranno riassunti – spiega Nicola Patelli della Fiom – continueremo però a lavorare perché a tutti siano garantite il massimo delle possibilità in termini di cassa integrazione, possibilità formative e di reinserimento lavorativo”.
“La Donati – spiega Evangelisti – ci sembra un’azienda seria, che ha voluto guardare tutte le carte, ha visitato la nostra fabbrica e ha parlato con gli operai”. Se tutto andrà come previsto una boccata d’ossigeno per la Verlicchi, uscita da poco da una crisi che pareva irreversibile grazie alle proteste dei suoi operai e al picchetto che per settimane, questa primavera, impedì ai vecchi proprietari di smantellare la fabbrica, ormai in una crisi che pareva irreversibile.
Picchetto inaugurato il 14 marzo scorso quando i lavoratori dello stabilimento di Zola Predosa si resero conto che nella notte i macchinari erano stato imballati e pronti ad essere portati via. Da lì partì un presidio h24 per impedire la chiusura di una fabbrica d’eccellenza per la meccanica emiliana. “Due mesi di trattative ambigue e contraddittorie in cui ad un certo punto non si è più capito con chi stavamo trattando e a che titolo – spiegò in quei giorni il legale della Fiom Franco Focareta.
Una vicenda paradossale per un’azienda che nel 2009 fatturava ancora 40 milioni di euro, e che due anni dopo venne venduta al prezzo simbolico di un euro a JBF Pontedera, azienda senza capitale sociale titolare di una squadra di basket femminile.
Alla fine la richiesta di sequestro cautelare sui beni della Verlicchi e la nomina di un curatore fallimentare hanno stabilizzato la situazione, e gli operai hanno continuare a lavorare per i clienti storici dello stabilimento. “Bmw e Ducati continuano a darci commesse. Segno – conclude Evangelisti – che la Verlicchi è fatta sopratutto dalla professionalità dei suoi operai”.