Sembra davvero un telefilm quello che vede come protagonisti il Comune di Adro e il suo sindaco leghista Oscar Lancini. Un telefilm dove a ogni puntata succede qualcosa di nuovo. Dopo che il Comune bresciano è stato condannato per discriminazione in due gradi di giudizio (ad aprile e a luglio del 2011) per la questione ‘bonus affitti’ riservati agli italiani, ora il sindaco Lancini ha chiesto indietro i soldi per poterli ridistribuire anche agli immigrati. Le associazioni di Asgi, Cgil e Fondazione Piccini, che avevano promosso la causa di discriminazione contro il sindaco, ora protestano affermando che è un “ulteriore incitamento all’odio razziale”. Una situazione simile a quella che si era verificata in un altro Comune del Varesotto, Tradate, dove il sindaco era stato obbligato dal tribunale del Lavoro di Milano a erogare il ‘bonus bebè’ a tutti i nati dal 2007 ad oggi, non solo ai figli di italiani (leggi).
Ma facciamo un riassunto delle puntate precedenti: dopo essere stato al centro di varie polemiche per aver apposto il simbolo della Lega sui banchi delle scuole, il sindaco Lancini aveva stanziato nel 2010 un ‘bonus affitti’ di circa 30mila euro riservandolo però solamente ai cittadini di nazionalità italiana. 35 famiglie aderiscono al bando, ma la vicenda finisce in tribunale. Nell’aprile 2011 il giudice di Brescia ordina al sindaco di riaprire il bando e permettere l’adesione anche alle famiglie non italiane. Il Comune, contrario, ricorre in appello, ma perde. Intanto le famiglie italiane ricevono un bonus da 1000 a 1500 euro cadauna. Così, per sostenere anche le famiglie non italiane – in tutto 32 – il Comune dovrebbe adesso aggiungere 15mila euro. Ma Lancini non ci sta e decidere di chiedere indietro i soldi agli italiani per procedere con una nuova redistribuzione.
«Il sindaco ha convocato gli le famiglie italiane chiamate in causa per dire loro che vuole la restituzione del bonus e che la colpa di questo disguido è della Cgil – racconta Damiano Galletti, segretario generale della Camera del Lavoro a Brescia – Noi ci opponiamo con forza a questa politica che mina la coesione sociale, creando una guerra tra poveri». La Cgil ha indetto in questi giorni una riunione con le famiglie per invitare gli italiani a non accettare la proposta del sindaco. Probabilmente, se il Comune di Adro deciderà di andare fino in fondo, la questione arriverà sui banchi del Tar. «Siamo pronti a sostenere le spese delle famiglie se fosse necessario» ha concluso Galletti.