Il cardinale Bagnasco Angelo, domenica 11 dicembre 2011 ha immesso in servizio pastorale il nuovo parroco nella chiesa dello Spirito Santo a Genova, tristemente famosa perché il parroco precedente, don Riccardo Seppia, da 17 anni era solito abusare di minorenni e frequentare locali particolari, specialmente a Milano. Il giorno prima di consegnare alla comunità parrocchiale il nuovo parroco, don Giovanni Benvenuto, il cardinale è andato in carcere a trovare don Seppia. Nulla è trapelato dell’incontro. Immagino. Due uomini si incontrano, gli occhi dell’uno abbassati a terra e gli occhi dell’altro a cercarlo per un contatto che non sia formale. Hanno parlato, hanno fatto silenzio, hanno pregato.
Cosa sia avvenuto tra loro due non è lecito né supporlo né fantasticarlo. Sappiamo solo che l’incontro c’è stato e pare che sia stato per iniziativa del cardinale di Genova. Se così fosse, e non ho motivo per credere il contrario, non posso che plaudere all’iniziativa. In tutta questa storia torbida e criminale, finalmente un gesto vero di paternità verso un figlio che è stato lasciato solo, non educato affettivamente e divenuto tanto vuoto e tanto abietto da scaricare il peso della solitudine e del suo male di vivere su vittime innocenti, minori che alla fine hanno pagato e pagano con la loro esistenza il peso dell’immaturità di un adulto, di un prete, che avrebbe dovuto essere preso, fermato e curato in tempo.
La compassione per le vittime è la prima virtù da perseguire in questi tragici eventi, ma subito dopo viene anche quella per l’adulto colpevole che arrivò a quel punto perché non ha un contatto con se stesso, si è perso per strada, non ha saputo prendere coscienza della sua sessualità che ha nascosto non solo dietro una doppia vita, ma dietro il paravento dei minori che ambiva con desiderio malsano. I ragazzi-minori da una parte e l’adulto-minore dall’altra, che psicologicamente non si percepisce come maturo, ma si sente pienamente se stesso in mezzo ai bambini che usa per le sue cupidigie e che utilizza come metro della propria personalità. Un bambino-adulto in mezzo a bambini-bambini.
La visita del cardinale è un atto umano, e spero che abbiano potuto parlare di un eventuale intervento psicoanalitico per rendersi conto di quanto accaduto, prenderne coscienza e nella misura del possibile, riparare al danno e al male fatto. Poiché sono molto critico nei confronti del cardinale presidente della Cei e non posso essere tacciato di piaggeria, oggi, con la libertà che mi contraddistingue, senza interesse e per pura verità, posso e voglio dire: «Bravo, cardinale Bagnasco!». Mi auguro solo che questo fatto indica i vescovi a mettere mano, fin dalla radice, ai criteri di formazione nei seminari (quelli che restano), se vogliono uomini che siano preti e preti che siano uomini, anzi umani. Solo se saranno pienamente umani, troveranno anche la via maestra per arrivare a Dio. Parola di Scout!