La manovra Monti è stata approvata. Si tratta di un passo importante ma non definitivo. L’Italia ha a questo punto realizzato una riforma del sistema pensionistico che risolve i problemi di sostenibilità e riequilibra i costi tra le generazioni. Importante l’attenzione per le regioni meridionali. Il ministro per la Coesione sociale investirà un miliardo di euro in edilizia scolastica, in infrastrutture di trasporto, nella banda larga e in incentivi per l’assunzione di giovani nelle regioni del Sud. Non è poco. Non è poco se si pensa che lo scorso governo non aveva fatto nulla per il Sud se non blaterare di una inutile Banca del Mezzogiorno, ennesimo carrozzone pubblico.
Ci sono varie misure che potevano essere fatte meglio. Si poteva in effetti agire sui costi della politica con più coraggio. Si pensi che Rifondazione comunista continua ad avere rimborsi elettorali anche se non ha membri eletti in Parlamento in questa legislatura. Un’assurdità. I rimborsi per legge durano cinque anni anche se la legislatura termina dopo solo due anni (come quella scorsa), così i soldi di tutti vanno a partiti che non hanno avuto voti sufficienti per mandare propri rappresentanti in parlamento.
Ma io penso che il governo Monti sia un buon governo e che possa prendere altri provvedimenti utili per il Paese. Aspettiamo una riforma degli ammortizzatori sociali e una riforma del mercato del lavoro che dia ai giovani più tutele. Aspettiamo la creazione di una vera anagrafe tributaria e una revisione del catasto che consentano poi una vera tassa sui patrimoni, tassa che oggi non era possibile.
Ma la vera questione è quella della crescita. A parte gli investimenti di Barca per il Sud non c’è molto per favorire la crescita.
Solo alcuni accademici illuministi pensano che per far crescere l’Italia basti liberalizzare le licenze dei taxi. Sì certo le liberalizzazioni servono e bisogna farne molte. Ma la crescita dipende anche dalla domanda. Se si pensa di agire solo sull’offerta: liberalizzazioni, riforma del mercato del lavoro, rimozione dei vincoli all’attività delle imprese, si deve aspettare decenni prima di avere un salto nel tasso di crescita. Diciamo la verità: ci vuole un aumento della domanda effettiva per stimolare gli investimenti delle imprese, per far crescere la produzione, per aumentare l’occupazione. E al momento la situazione è davvero nera. La Confindustria giustamente ci segnala il rischio di recessione.
Da dove può venire uno stimolo alla domanda? In passato erano gli Stati Uniti che trascinavano la domanda mondiale ma ormai l’economia americana è ferma e per un bel po’ di tempo, il consumatore americano non potrà rappresentare la locomotiva mondiale. La Cina è ancora un free rider: si fa trascinare dagli altri, e cresce grazie alle esportazioni ma non ha voglia di farsi carico lei di trascinare il resto del mondo. Sarebbe invece il caso che la Cina di dotasse di un vero sistema pensionistico e di un vero sistema di welfare per ridurre così il tasso di risparmio delle famiglie cinesi e far crescere i consumi e la domanda. Questa è una questione fondamentale.
Allora il punto è l’Europa. Serve una rivoluzione copernicana in Europa altrimenti moriremo di risanamento. La logica teutonica è sbagliata. Non si può pensare di scongiurare la morte dell’euro e la catastrofe solo con il risanamento fiscale. Se si fanno solo tagli e più tasse si finisce per deprimere ulteriormente la crescita e il risultato finale è un decennio giapponese di bassa crescita e di depressione. E’ indispensabile avere una seconda gamba: da un lato la stabilità ma dall’altro la domanda e la crescita. Per salvare l’euro ci vuole un programma vasto e articolato di investimenti e di programmi europei. L’Europa non può ragionare come se fosse un piccolo Paese che pensa di crescere con le esportazioni. L’Europa è la più grande potenza economica del mondo e deve essere in grado di auto-trascinarsi. Questo è il punto. La miopia della Merkel in questo senso è totale.
Ora l’Italia ha approvato una manovra seria. Non ci sono alibi. Ognuno deve fare la sua parte. Si deve costruire una nuova architettura di governo dell’economia in Europa che sia in grado di promuovere lo sviluppo e non solo di reprimere l’inflazione e di imporre la disciplina fiscale. I tempi sono brevi.