Una ricerca spagnola dell’Università di Granada rileva che i bambini metropolitani hanno una struttura più grande rispetto a quelli che vivono in campagna. Un buon segno, normalmente, ma quello che si è trovato è che questo fenomeno potrebbe essere dovuto a inquinanti abbondanti nei fumi di benzina, chiamati xenoestrogeni, che hanno un effetto sul corpo simile a quello che gli estrogeni hanno sulle donne.
All’inizio del novecento, solo il 14 per cento della popolazione mondiale risiedeva nelle città. Un dato che è cresciuto fino a diventare tre anni fa del 50 per cento e che, secondo le Nazioni Unite, arriverà al 70 per cento entro il 2050. E si capisce anche perché. Vivere in città significa essere più ricchi, avere migliori prospettive lavorative, vivere in migliori condizioni sanitarie e godere di una assistenza medica migliore. Ma questo potrebbe avere inaspettati effetti collaterali.
Uno dei principali imputati sul banco d’accusa è l’inquinamento. La vita urbana aumenta significativamente i rischi di malattie croniche, patologie mentali, immunitarie, artrite, cardiopatie, cancro e problemi di fertilità. E man mano che le città diventano più affollate, i problemi peggiorano. Ad esempio, gli scienziati dell’Università di Granada in uno studio recente hanno scoperto che i bambini di città sono più grandi e più pesanti. Un buon segno, normalmente, ma quello che si è trovato è che questo fenomeno potrebbe essere dovuto a inquinanti abbondanti nei fumi di benzina, chiamati xenoestrogeni, che hanno un effetto sul corpo simile a quello che gli estrogeni hanno sulle donne.
Queste sostanze sono molto più presenti nel sangue delle donne in gravidanza di città rispetto a quelle di campagna. Altri test di un gruppo di ricercatori della Ohio State University, negli Stati Uniti, ha poi mostrato che gli inquinanti urbani possono causare cambi nel metabolismo dei bambini che si manifestano con l’aumento dello zucchero nel sangue e nell’innalzamento della resistenza all’insulina: in pratica, l’aria inquinata di città, sembra strano a dirsi, può far sviluppare al bambino il diabete di tipo 2, perché le polveri chimiche in sospensione causano infiammazioni e cambiamenti molecolari nelle cellule grasse del corpo del bambino.
“La realtà italiana ha però delle specificità differenti”, spiega Italo Farnetani, pediatra, che insegna all’Università di Milano Bicocca. “Negli anni Ottanta – continua – si sapeva bene che i bambini di campagna respiravano aria meno inquinata, mostravano minori disarmonie nella crescita, avevano meno malattie respiratorie, otiti, etc. Ma negli anni recenti, in Italia si sono omogeneizzate le varie situazioni: non ci sono più – spiega ancora – grandi differenze fra campagna e città, fra Nord e Sud, almeno a livello di bambini e adolescenti, e si sono uniformati comportamenti e abitudini fra piccoli e grandi centri”.
Farnetani, elaborando i dati Istat relativi alle natalità nei primi cinque mesi dell’anno con il suo gruppo di ricerca, ha scoperto inoltre che in Italia c’è una tendenza a fuggire dalle grandi città verso i piccoli centri. “C’è stato infatti un crollo della natalità nelle grandi città – dice – e un incremento di natalità dei piccoli centri. A Milano, per esempio, c’è stato un crollo netto e un boom di nascite nella Brianza. Oggi quindi non parlerei tanto di un confronto fra città e campagna, ma fra grande e piccolo centro cittadino».
Stando agli studi più catastrofisti il pericolo di vivere in città non riguarda solo l’ambiente esterno. La situazione, infatti, sembra non migliorare in casa. Vivono troppo in casa. Dalle statistiche risulta che solo il 20 per cento dei bambini di oggi gioca all’aperto. E il “riparo” delle mura domestiche non è poi così sicuro: i bambini che passano troppo tempo in casa, infatti, hanno una maggiore probabilità di soffrire di “alta miopia”, una patologia visiva che porta la metà di quelli che ne soffrono a diventare ciechi intorno ai 50 anni. Secondo i ricercatori del Centre of Excellence in Vision Science australiano, la mancanza dell’esposizione alla luce del sole causa il rilascio di dopamina da parte della retina e la dopamina è un ormone che inibisce la crescita dell’occhio, causando miopia.
di Stefano Pisani