Una fiaccolata per denunciare “la decadenza culturale” di Bologna e i tagli sistematici dei fondi a musei e istituzioni. Ad organizzarla la Cgil in occasione della giornata Occupiamo la cultura. In tutto un centinaio i partecipanti che hanno dato vita a dei micro presidi di fronte ai cinema cittadini chiusi negli anni, falcidiati dagli affitti troppo alti, dai grandi distributori, ormai in grado di decidere con le loro scelte la vita e la morte delle sale cinematografiche, e dalle stesse multisale, nate ovunque a Bologna nell’ultimo decennio.
“Una situazione pesantissima, in pochi anni sono scomparsi dalla città decine di sale cinematografiche, chiuse e dimenticati oppure acquistate da grandi negozi, banche e assicurazioni”, denuncia Beppe Fiorelli dei lavoratori dello spettacolo Cgil. “Colpa di sciagurate scelte nazionali – gli fa eco il segretario della Camera del lavoro bolognese Danilo Gruppi – ma anche a livello locale si può fare qualcosa. Per contrastare il declino bisogna riaprire i tanti luoghi pubblici e privati che da anni prendono la muffa chiusi e senza che nessuno possa utilizzarli”.
Una fiaccolata, quella della Cgil, iniziata alle 15 e 30 sotto le Due Torri con una lezione del professore Eugenio Riccomini. “In città, e lo vedrete, aprono troppi negozi di vestiti”, ha detto il professore. Poco dopo arriva la dimostrazione pratica con la prima tappa della fiaccolata: il cinema Arcobaleno, chiuso da pochi anni e tornato alla ribalta della cronaca per essere stato occupato l’11 novembre scorso e poi sgomberato. “Anche questo cinema è chiuso e chissà se riaprirà mai”, spiega sempre Fiorelli della Cgil. “Cessata attività culturale”, dice il cartellone che i manifestanti hanno affisso di fronte all’Arcobaleno, ma anche di fronte al Fulgor di via Monte Grappa, “l’unico cinema che faceva proiezioni per bambini e ragazzi”. E poi ancora, l’Imperiale di Via Indipendenza, il Metropolitan, e tanti altri. Tutti, a parte il Fulgor, posseduti dallo storico re delle sale del centro, Gastone Poggi. “Se poi – conclude Fiorelli – il Comune toglie, come ha fatto, la navetta B che attraversava il centro da una parte all’altra e collegava due grandi parcheggi, le cose non possono che andare di male in peggio”.
Ma non basta. Se i cinema chiudono uno dopo l’altro le istituzioni culturali pubbliche sono in ginocchio. A cominciare dalla Soprintendenza ai beni archeologici, “senza personale e senza risorse”. Oppure la Pinacoteca, che “ha subito un taglio costante dei finanziamenti e un blocco del turn over del personale”. “Dal 2010 al 2011 – denuncia Maurizio Serra della Cgil – le risorse per le mostre e le proposte culturali sono passate da 200mila euro a 65mila. “Quest’anno – conclude Serra – il bilancio sarà chiuso con un passivo di 30mila euro, perché se non arrivano i soldi la Pinacoteca sta comunque affrontando spese non eliminabili, come quelle per la conservazione del patrimonio artistico cittadino”.
“Mancano le risorse economiche – spiega Alberto Ronchi, assessore alla Cultura del Comune di Bologna – e anche dove gli spazi sono pubblici, spesso bisogna intavolare una trattativa lunga e difficoltosa”. E’ il caso del Cinema Embassy di via Azzo Gardino, ormai chiuso da anni e di proprietà del demanio.
Il video è di Giulia Zaccariello