La rabbia c’è stata, tra tensioni e grida, spintoni e tentativi da parte di un gruppo isolato di manifestanti di colore di sfondare il cordone del servizio d’ordine e deviare il corteo. Ma è tutto rientrato e la paura degli scontri è durata solo qualche minuto. A calmare gli animi l’intervento del gruppo della comunità senegalese, che aveva organizzato il servizio di sicurezza e ha dimostrato perché erano in piazza: rifiutare la violenza, il razzismo, l’intolleranza.

“Rispetto per le vittime, non siamo qui per istigare l’odio”. Su questo slogan è stato impostato il corteo di oggi ed è filato tutto liscio fino al termine della manifestazione che ha portato in piazza un fiume di persone in omaggio alle vittime del razzismo di Gianluca Casseri, Mor Diop e Samb Modou, e per non dimenticare gli altri tre loro connazionali feriti. Il corteo è stato aperto da un camioncino con alcuni giovani stranieri avvolti nelle bandiere della pace, seguiti da due gruppi delle comunità dei senegalesi, dei migranti e della rete antirazzista che hanno intonato un canto commovente, costante, per tutta la durata del corteo.

“Stiamo ripetendo ci resta solo Dio”, ha spiegato un giovanissimo senegalese mentre una mamma con un bambino, con indosso gli abiti dei loro paesi di origine, guidavano la testa del corteo. Dietro di loro un folto gruppo di maghrebini con tanti cartelli dietro a uno striscione gigante sul quale campeggiava la scritta “spazio per gli ambulanti per salvare la dignità”. Poco più avanti un lenzuolo bianco con la scritta verde “leghisti razzisti la vergogna dell’Italia”, accanto un ragazzo con il suo messaggio “aspirante cittadino del mondo”.

Gli esponenti delle istituzioni che hanno sfilato. Erano qualche metro dietro, le autorità e gli amministratori locali, protetti dalla folla dal cordone di sicurezza dei ragazzi senegalesi. Insieme a loro, al fianco del sindaco Matteo Renzi e del presidente della Regione Enrico Rossi, i leader nazionali Pierluigi Bersani, Nichi Vendola, Rosi Bindi e Riccardo Nencini, oltre al segretario generale della Fiom Maurizio Landini che ha puntato il dito contro “la pericolosa legge Bossi-Fini”.

Il segretario del Prc Paolo Ferrero, invece, ha partecipato tra la gente, nella parte finale del corteo, in mezzo ai militanti della Federazione della sinistra e vicino ai rappresentanti dei movimenti e delle realtà cittadini, ai centri sociali tra i quali alcuni rappresentanze toscane ed esponenti della galassia anarchica.

“Assassini”, “giustizia”, “no al razzismo”, “basta violenza” sono stati gli slogan che hanno scandito ogni passo della marcia, lenta e a tratti bloccata dalle incursioni di alcuni partecipanti. Persone isolate, che hanno tentato di avvicinare i rappresentanti politici – assente del tutto il governo – e se la sono presa con Bersani.

“Chiudete CasaPound, fate qualcosa!” ha gridato al segretario del Pd un manifestante maghrebino tentando di avvicinarlo e creando qualche momento di tensione a metà corteo, poco prima che abbandonasse la sfilata. “Siamo qui”, ha detto Bersani, “per una testimonianza di umanità necessaria, per sensibilizzare gli italiani”. Secondo Bersani non deve passare il messaggio che “ci sono pochi controlli e che non viene fatto abbastanza ma deve essere rafforzata “la cultura della tolleranza”.

Il corteo pacifico in piazza e momenti di tensione all’arrivo. Nel frattempo il corteo ha continuato a sfilare. E chi ha cercato di intonare cori violenti contro gli esponenti del neofascismo toscano e nazionale è stato zittito da altre persone in corteo. “Siamo qui per la convivenza civile, non per istigare a ulteriore odio”, gridavano ai margini del flusso di persone che camminavano.

La tensione è iniziata a montare verso la fine. Una decina di persone di colore ha iniziato a tagliare il corteo dall’interno portandosi in testa, A quel punto, si è cercato di imboccare via Panzani, a pochi passi dalla stazione di Santa Maria Novella, ma due blindati della polizia e gli agenti in assetto antisommossa hanno bloccato il varco. Di peso i più agitati sono stati portati via dagli uomini del servizio d’ordine degli stranieri e il corteo ha ripreso per piazza Santa Maria Novella, dov’era allestito il palco per gli interventi finali. Applausi, nuove invocazioni alla pace civile e le testimonianze degli immigrati che dal palco hanno raccontato la loro storia.

Le dichiarazioni dei politici e della comunità senegalese. Gianfranco Rotondi, ex ministro ed esponente del Pdl, ha seguito il flusso di persone con i familiari e i parlamentari Mauro Curtufo e Franco De Luca. “Come cattolici democratici, ha detto Rotondi, “siamo vicini alla comunità senegalese fiorentina e siamo impegnati contro i rigurgiti del nuovo razzismi per la tutela di tutte le comunità straniere presenti nel Paese”.

Il portavoce della comunità senegalese Pape Diaw ha ringraziato Firenze per la partecipazione al lutto e alla solidarietà mentre il sindaco Matteo Renzi, che nei giorni scorsi aveva dichiarato di non auspicare provvedimenti punitivi nei confronti dei centri sociali di destra, è stato apostrofato con un vecchio slogan di piazza, “fascista, sei il primo della lista”.

Rosi Bindi invece ha dichiarato di essere in piazza “come cittadina di questa regione e come esponente del partito democratico. Firenze è simbolo di accoglienza e integrazione, ma non bisogna mai abbassare la guardia”. Vendola, invece, ha detto che “il razzismo è sdoganato dalle classi dirigenti di questo paese. Il linguaggio del potere è stato un linguaggio razzista”.

di Sara Frangini e Antonella Beccaria

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