Atterrato alle 6 con un volo speciale ha incontrato la famiglia. Dopo aver parlato con i magistrati per chiarire la vicenda, l'operatore di Emergency sta tornando a casa. "Sono rimasto sorpreso da tanta solidarietà", ha dichiarato "faccio una cosa che qualsiasi altra persona avrebbe fatto"
“Sto bene. Sono ancora in viaggio e devo ancora incontrare la mia famiglia ma sto ritornando a casa”. Queste le prime parole pubbliche di Francesco Azzarà in collegamento telefonico durante le registrazioni della trasmissione “Che tempo che fa”, in onda questa sera con ospite Gino Strada. “Anche se ci sono state situazioni particolari, compatibilmente con quello che stava succedendo, sono stato trattato abbastanza bene”, ha dichiarato l’operatore di Emergency che ha aggiunto: “Sono rimasto sorpreso dalla solidarietà espressa da tutte le persone, dai manifesti nelle varie città, da quello che hanno fatto le persone a me vicine e anche dalle persone che neanche mi conoscono. Non sono abituato a questo caratterialmente”. Infine a Fabio Fazio che lo ringraziava per il suo impegno, Azzarà ha risposto: “faccio una cosa che qualsiasi altra persona avrebbe fatto, nulla di speciale”.
Francesco Azzarà, liberato ieri dopo 124 giorni di prigionia, è rientrato in Italia con un volo speciale . “Mio figlio – ha detto il padre di Francesco – è arrivato stamane alle 6 a Roma con un volo speciale. Ora sarà sentito dal magistrato che aveva aperto il fascicolo sul suo rapimento e poi si vedrà come organizzare il suo rientro. Vogliamo ringraziare tutte le autorità che ci sono state vicine e ci hanno sostenuto in questa vicenda”. Vincenzo Catalano, portavoce della famiglia, dichiara: “Ci ha chiesto come stavamo e noi lo abbiamo chiesto a lui ma non ci siamo dilungati. Avremo tempo di parlare di questa vicenda che comunque deve essere dimenticata”.
Sul sequestro del cooperante in Sudan, la Procura di Roma, ha da tempo aperto un fascicolo di indagine ipotizzando il reato di sequestro di persona con finalità di terrorismo. L’indagine è stata affidata dal procuratore aggiunto Pietro Saviotti ed al sostituto Elisabetta Cenniccola che oggi ascolteranno il ragazzo per chiarire i dettagli della vicenda.
Motta San Giovanni, il paese del reggino dove l’operatore di Emergency vive con i suoi familiari, attende il suo rientro a casa. Dopo la notizia della sua liberazione, ieri, gli abitanti si sono ritrovati per strada ed hanno iniziato a festeggiare. “La gioia ci pervade tutti – ha dichiarato il sindaco Paolo Laganà – ora aspettiamo di capire come sta il ragazzo, sia dal punto di vista fisico che psicologico. Certamente 120 giorni non sono stati facili da passare. Questo è il più bel regalo di Natale”.
Il trentaquattrenne è stato sequestrato ad agosto a Nyala mentre si recava in aeroporto con alcuni colleghi ed era tenuto prigioniero nelle aree montuose di Jabal Marra, nel Darfur Occidentale. La liberazione, secondo le fonti di sicurezza di Khartoum, sembra essere avvenuta govedì con una “operazione di intelligence che non ha fatto vittime e ha portato all’arresto dei sei rapitori. Non è stato pagato alcun riscatto ed i sequestratori saranno processati”. Il Ministro degli Esteri, Guido Terzi, ha espresso la sua soddisfazione per il buon esito della vicenda.