Il Comune di Milano ha i conti in salvo e può rispettare il patto di stabilità, ma l'asta per il 29% della società che gestisce gli aeroporti di Linate e Malpensa rischia di finire in tribunale. De Corato e Salvini minacciano ricorsi perché la procedura sarebbe stata poco trasparente e pilotata. I sindaco ribatte: "Esiste il reato di calunnia"
Dieci minuti di ritardo, 40 milioni di euro in meno nelle casse del Comune di Milano, un’inchiesta della procura e un esposto alla Corte dei Conti sulla vendita della quota Sea. Giuliano Pisapia riesce a “salvare” i conti di Palazzo Marino e a rispettare così il patto di stabilità, ma le quote della società che gestisce gli aeroporti milanesi sono state assegnate al fondo F2i di Vito Gamberale per 385 milioni e non all’offerta più conveniente (425 milioni) presentata dal fondo indiano Srei rappresentato da Vinod Sahai che non è stata ammessa all’asta perché depositata con dieci minuti di ritardo.
Per questo Sahai ha stilato un ricorso alla Commissione di aggiudica della gara e il centrodestra (capitanato dall’ex sindaco Riccardo De Corato) annuncia un esposto alla magistratura (che ha già aperto un fascicolo) e alla Corte dei Conti affinché valutino l’intera vicenda. E, soprattutto, spiega De Corato, valutare “se la vendita Sea si sia svolta regolarmente”. Immediata la risposta di Pisapia: “Esiste anche il reato di calunnia, nella speranza che (De Corato, ndr) non riterrà di utilizzare le sue prerogative di parlamentare per avere l’immunità”, minaccia il sindaco.
“Ben venga l’annunciato esposto alla magistratura sull’aggiudicazione della quota di Sea. Da parte nostra siamo assolutamente sereni e tranquilli perché, come ha spiegato chiaramente il Direttore Generale Davide Corritore, la gara si è svolta con la massima trasparenza e nel più assoluto rispetto di ogni norma”. Secondo l’ex sindaco la scelta di assegnare a Gamberale il 29,75% di Sea, in trattativa già da settembre e nonostante l’offerta inferiore, è quanto meno “sospetta”. Dal “12 settembre in poi, tutti sapevano, a Milano e in Italia, che la Sea sarebbe finita, come dicono gli articoli di stampa, a Gamberale. Poi è stato un succedersi di atti che hanno portato alla esclusione dell’unico concorrente di F2i e alla aggiudicazione a Gamberale della Sea con il rilancio di un solo euro”.
Insomma, “puntualmente – osserva l’ex vicesindaco – Gamberale ha vinto la gara della Sea, con passaggi che fanno capire come tutto sia stato costruito. Poi si è presa a scusa la Serravalle, che era la società che si doveva vendere. Ma non viene venduta, anche perché Tabacci aveva detto a tutti, a giugno, che la azioni di Serravalle non servivano a nulla. Serravalle è stata messa in vendita insieme alla Sea così che diventasse appetibile. Poi, di fatto, la Sea è stata venduta all’acquirente di cui la stampa parlava già tre mesi fa”, spiega De Corato. Secondo Matteo Salvini, invece, si tratta di “una svendita, sotto prezzo e sotto costo, quindi un danno per le tasche dei milanesi”. Oltretutto, secondo l’eurodeputato e capogruppo in comune del Carroccio, “c’è stata la vicenda tragicomica finale della busta indiana: è una vicenda nata male e finita peggio. Si sapeva già chi sarebbe stato l’acquirente, visto che il bando era fatto su misura”. Il controllo della Sea, prosegue Salvini, “resta al Comune di Milano, ma i privati entrano in grande stile e da qui a controllare il consiglio di amministrazione passa poco. E, visto che è una società proficua, ci sembra un peccato”.