E' successo davanti allo sportello Cup di via Cassoli a Ferrara. La donna ha chiesto il rinnovo della tessera sanitaria, ma essendo stata licenziata un anno fa non ne ha più diritto, come a sua volta la figlia di nove mesi che necessita comunque di cure mediche post parto
Storia di ordinaria follia sanitaria. Succede a Ferrara, dove una bimba di appena nove mesi di vita non si è vista riconoscere l’assistenza sanitaria gratuita. L’unica colpa al momento è quella di avere una mamma straniera. Mamma che ha l’aggravante di aver perso il lavoro.
Succede tutto davanti allo sportello dell’Usl di via Cassoli, sede dell’azienda sanitaria. Allo sportello del Cup si presenta la donna, di nazionalità rumena, con la figlia, nata in Italia. Chiede di rinnovare il tesserino sanitario per entrambe. Tra i documenti richiesti però ne manca uno fondamentale. Quello del datore di lavoro. Che per sua disgrazia l’ha licenziata circa un anno fa. “Niente da fare, non ha più diritto all’assistenza sanitaria”, si sente rispondere a più di uno sportello. Sconfortata, la madre chiede quindi di procedere con le pratiche relative alla figlia, che dopo un parto difficile, con uso del forcipe che le aveva procurato un leggera emorragia, necessita di controlli periodici.
L’impiegata la frena subito: lei non ha diritto alla tessera e nemmeno sua figlia. Ad accompagnarle c’è un operatore di una onlus locale, Massimo Martinelli, presidente dell’associazione di volontariato “C’è Vita… e Vita”. Rimane sbigottito: “per fortuna che ero presente anch’io, altrimenti non avrei creduto alle parole che erano state dette”.
Insieme sono andati all’Urp per chiedere spiegazioni. È tutto previsto dalla legge. Lo sancisce la legge 30 del 2007 che disciplina il diritto di soggiorno dei cittadini comunitari: la mancanza di un impiego e la impossibilità di provvedere economicamente a se tessi e ai propri famigliari fa venir meno il diritto di rimanere nel territorio nazionale per più di tre mesi. E senza residenza non ci può essere copertura sanitaria, prevista solo per terapie salvavita o cure indifferibili.
La legge è legge. Con buona pace di chi, straniero, perde il lavoro o necessita di un pediatra che segua il recupero di un figlioletto nato da un parto problematico. È allora Martinelli a chiedere, a questo punto più come sfogo che altro, “come deve fare questa bimba di 9 mesi che non ha più nessun diritto a nessuna assistenza sanitaria? Come mai la mamma, avendo lavorato in regola in Italia dopo un anno che ha perso il lavoro, ora perde anche l’assistenza sanitaria? Non mi viene in mente una situazione in cui ci sia un essere umano che non abbia tale diritto. Com’è possibile che nel 2011 in Italia, in Europa, una creatura poco più che neonata abbia perso i diritti di essere visitata, seguita e curata?”.