La seconda edizione di Kalispera è andata in onda in prime time su Canale 5. Il programma è però molto meno innovativo dello scorso anno. La partenza è lunga, noiosa, con un’evidente carenza autorale che tornerà come leitmotiv nel corso di tutta la lunghissima serata che dura oltre tre ore
Conduce, canta, balla, cita twitter: Fiorello è già tornato in tv? Nossignore, è arrivato in prima serata su Canale 5 Alfonso Signorini con la seconda edizione di Kalispera. Sì, in effetti il dominus del “pink tank” berlusconiano sembra essersi montato un po’ la testa. Vuoi perché ha conquistato il prime time dopo il successo delle seconde serate della scorsa stagione (aveva letteralmente annichilito Porta a Porta), vuoi perché il direttore di Chi conta sempre di più dentro Mediaset, Signorini ha offerto al pubblico un polpettone di tre ore e venticinque minuti.
La scenografia è quella “confidenziale” dello scorso anno, con la riproduzione di un appartamento. Torna anche la colf Olimpia (la presenza più simpatica e sensata di tutto il programma), mentre le novità sono rappresentate dalla zia di Signorini (che a un certo punto, invece di approfittare dell’inconveniente, ha voluto cambiare le pile all’apparecchio acustico) e da due nuove presenze femminili al fianco di Elena Santarelli (Melissa Satta e Pamela Prati).
Il programma è molto meno innovativo, nel bene e nel male, dello scorso anno. La partenza è lunga, noiosa, con un’evidente carenza autorale che tornerà come leitmotiv nel corso di tutta la lunghissima serata. Gli ospiti di peso non mancano: apre Leonardo Pieraccioni, poi Paolo Bonolis in collegamento, Cristian De Sica e Sabrina Ferilli, Alessandro Siani dal teatro di Avellino, Emma Marrone, Ilona Staller che canta (malissimo) mentre un capezzolo spunta (ad arte?) dal vestito scollacciato e strizzato che non sta bene alla sessantenne Cicciolina e mortifica i ricordi dei tempi che furono. Toccante (anche se un po’ troppo “tv del dolore”) il ricordo di Marco Simoncelli con il padre e la fidanzata in studio (e questo è stato un colpaccio di Alfonsino). Ma la star della prima puntata è stata Belen Rodriguez, di nuovo in tv per l’ennesima confessione sulla sua vita sentimentale con Corona.
La crisi è stato l’argomento più gettonato della serata, con un Signorini che ha tentato in ogni modo di buttare qui e là battute di satira sociale e politica senza risultare divertente e genuino. Il programma non decolla, il ritmo è blando, Signorini non è conduttore e si nota spesso. Il dato interessante, però, è il riposizionamento soft del Signorini politico (o postpolitico, o antipolitico, o apolitico, decidete voi): Gabriella Germani che imita Mara Carfagna, facendo dire all’ex ministro che è entrata in politica “con metodi un po’ così”, è un momento rivoluzionario non da poco per il tempio pop-trash del berlusconismo. Ma tutto il resto sembra una riedizione fuori tempo massimo del menu dello scorso anno. La differenza però c’è ed è abissale: dodici mesi fa si parlava ancora di party selvaggi nelle ville del Cav; il berlusconismo, seppure in crisi, faceva audience, e Signorini non era mai stato così importante in un paese fagocitato dalla tv e dal gossip politico-sessuale. Oggi, invece, è il momento della sobrietà montiana, delle orecchie a sventola di Giarda, delle lacrime rugose della Fornero e delle ministre preparate ma “stagionate” (senza offesa, anzi!). Di ultraberlusconiano rimane la presenza femminile: Pamela Prati (simbolo storico del Bagaglino), Melissa Satta (ex Velina) e Elena Santarelli (starlette da reality e compagna di un calciatore). Kalispera è il ridotto valtellinese del berlusconismo sessuale, non certo di quello politico. Signorini, che è il re del trash ma non è stupido, prova a stuzzicare gli italiani con le pietanze di sempre. Peccato, però, che quest’anno la voglia di mangiare sia poca e ci sia altro a cui pensare.
La crisi, citata più volte da Signorini, c’è e si vede. Lo ammette anche Leonardo Pieraccioni (la schitarrata con Signorini che canta “La canzone del sole” è stato il momento più nazionalpopolare della serata): “Certo che c’è la crisi. Altrimenti non starei qui”. Pecunia non olet.