“Ogni giorno, in ogni lingua e con tutta la forza possibile, il business miliardario della bellezza racconta le donne come fossero mostri travestiti… Si dice le donne siamo il gentil sesso, e tuttavia la nostra bellezza ha bisogno di sempre più cose cose: sollevamenti, limature, tinture, tinte, curling, padding. Insomma, una fatica.”
Una Stannard, già autrice di Mr Man nel 1975, così racconta circa il mercato del beauty e del wellness all’interno di un film che mi ha incuriosito, dal nome The GateKeepers. Una Stannard (e il nome è già tutto un programma) spiega la fatica di essere donne da parecchio tempo. Ed è un po’ tanto di parte. Molto femminista. Addirittura ha scritto che Freud, “poiché viveva in un’epoca in cui le donne stavano dimostrando che la loro testa non era diversa da quella degli uomini, sostituì il pene alla testa come organo della superiorità maschile, un organo che le donne non avrebbero mai potuto dimostrare di avere”.
E tuttavia, l’autrice di The GateKeepers, Whitney Boe, è tutt’altro che arrabbiata e combattiva. E’ semplicemente interessata a capire come mai il volto della donna sia sempre raccontato alla stessa maniera. E punta il dito sul tema dell’educazione, citando l’italianissima Maria Montessori, per confutare la cultura dominante: “Se l’educazione è concepita sulla stessa linea antiquata ed è una mera trasmissione di conoscenze, c’è poco da sperare: non potremo migliorare il futuro del genere umano”.
E invece no, dice Whitney, bisogna migliorare.
Sarà una magra consolazione, ma sto scoprendo sempre più luoghi e persone, all’estero, che si ritrovano a fare i conti con il problema che pensavamo fosse tutto italiano, della narrazione al femminile nei media. La casa di produzione Imaginal Cell FilmWorks per esempio, lavora molto su questi temi, e in controtendenza con il mercato americano che promuove ancora Barbie a gogo.
E se non fosse stata proprio tutta e solo colpa nostra?